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Lunedì, 16 Maggio 2022 09:25

Le “demenze senili” sotto la lente dei ricercatori

 Le “demenze senili” sotto la lente dei ricercatori. Importante saper interpretare bene i risultati degli studi scientifici che in apparenza possono apparire contrastanti: fenomeno in aumento o in diminuzione?

OLTRE UNMILIONE GLI ANZIANI CON QUESTA PATOLOGIA, IN FORMA PIU’ O MENO GRAVE. UN PROBLEMA PER L’ASSISTENZA PUBBLICA E PER LE FAMIGLIE.

ESSENZIALE LO STILE DI VITA PER UNA VECCHIAIA SERENA E ATTIVA

Secondo alcuni dati forniti dall' ISTAT, riferiti al 2019, in Italia, si stima che le demenze senili e l’Alzheimer colpiscano circa 600mila persone tra gli over-65 che vivono in famiglia; ma comprendendo anche gli anziani che risiedono in istituzioni (Rsa e Case di riposo), la cifra supererebbe ampiamente il milione, complessivamente oltre il 7% degli anziani. La quota si attesta al 3% tra gli uomini e al 5,1% tra le donne. Tuttavia la prevalenza triplica tra le ultra ottantacinquenni (15,4%) e raggiunge il 14% tra i coetanei maschi. Si tratta di un grave problema perché il progressivo decadimento delle funzioni cognitive derivante da queste forme morbose neurodegenerative comporta un carico di assistenza particolarmente oneroso anche per i conviventi e i care givers.

Nonostante il progressivo invecchiamento della popolazione generale, sia nei Paesi occidentali che in quelli in via di sviluppo, faccia ritenere queste patologie un problema sempre più rilevante in termini di sanità pubblica, gli studiosi ci dicono che gli stili di vita, l'alimentazione, l'attività fisica e la socializzazione possono svolgere un ruolo molto importante nella loro prevenzione.

Nella lotta contro la demenza, a volte è difficile dire se stiamo vincendo o perdendo la guerra. Alcuni titoli annunciano la notizia che i tassi di demenza stanno diminuendo, mentre altri avvertono che il numero di casi di demenza sta aumentando rapidamente.

In “Harvard Men's Health Watch” (n.7, febbraio 2022) sono riportati, proprio in merito a questo tema, due esempi di risultati di studi tra loro contrastanti.

Uno studio, condotto da ricercatori dell'Università di Harvard e pubblicato online il 1° Luglio 2020 dalla rivista Neurology, ha rilevato “che i tassi di incidenza della demenza sono in costante calo dagli anni '80”. Gli scienziati hanno analizzato i risultati di sette grandi studi a lungo termine che hanno seguito più di 49.000 persone di età pari o superiore a 65 anni negli Stati Uniti e in Europa. I ricercatori hanno calcolato che il tasso di nuovi casi è diminuito del 13% per decennio tra il 1988 e il 2015. Se i tassi continuassero questo calo, hanno detto, 15 milioni di persone in meno negli Stati Uniti e in Europa svilupperebbero la demenza entro il 2040 rispetto a quanto altrimenti previsto.

Perché tale declino? Potrebbe essere collegato a stili di vita più sani e a migliori

trattamenti per l'aterosclerosi dagli ultimi 40 anni. "Trattiamo il colesterolo alto e la pressione sanguigna a un'età più precoce di quella in cui eravamo abituati e incoraggiamo le persone a cambiare stile di vita sano. E tutto ciò che facciamo per ridurre l'aterosclerosi del cuore probabilmente riduce anche l'aterosclerosi nel cervello", afferma l'autrice dello studio Lori Chibnik, della Harvard T.H. Chan School of Public Health.

Un altro studio, pubblicato online il 6 gennaio 2022, da The Lancet Public Health, ha previsto invece “un drastico aumento del numero totale di persone affette da demenza in tutto il mondo”. I ricercatori hanno utilizzato le tendenze previste in alcuni fattori di rischio di demenza - età, obesità, alti livelli di zucchero nel sangue, fumo e livello di istruzione (che colpisce anche il cervello) - per stimare la futura prevalenza della demenza in 195 Paesi e territori. Hanno concluso che il numero di persone di età pari o superiore a 40 anni che vivono con la demenza sarà quasi triplicato nei prossimi tre decenni, soprattutto nei paesi africani e mediorientali. Questo perché, a livello globale, ci saranno molte più persone, in particolare persone di età superiore ai 40 anni, e un aumento di abitudini di vita malsane (meno esercizio fisico, diete più povere).

In realtà i due studi che giungono a conclusioni apparentemente contrastanti vanno a misurare parametri diversi che rendono gli stessi studi tra loro non confrontabili, se non per alcune comuni conclusioni che da un punto di vista pratico e comportamentale, per noi sono molto significative.

Lo studio pubblicato su Neurology ha studiato e rilevato che i tassi di incidenza della demenza stanno diminuendo. "Un tasso di incidenza è la quantità di nuovi casi che ci aspettiamo all'anno, per 100.000 persone nella popolazione".

Lo studio pubblicato su The Lancet Public Health non ha misurato il rischio di demenza; ha semplicemente stimato il numero totale di casi di demenza che vedremmo in un mondo con una popolazione in rapida crescita.

Ma ci sono altre due differenze importanti: lo studio su Neurology si è concentrato sugli Stati Uniti e sull'Europa, mentre lo studio su The Lancet Public Health, ha incluso il mondo intero. Inoltre, lo studio di Neurology era uno studio retrospettivo, cioè ha guardato al passato, vedendo che i tassi erano in calo, mentre lo studio su The Lancet ha guardato avanti, proiettando i casi che potrebbero verificarsi in futuro (con una popolazione totale più numerosa).

Queste considerazioni ci confermano quanto sia importante saper leggere ed interpretare con attenzione qualsiasi studio scientifico.

Un dato comunque, come si è detto, è comune e trova il pieno accordo di entrambi gli studi: invecchiare aumenta la possibilità di contrarre la demenza e il modo migliore per ridurre tale rischio è vivere uno stile di vita sano.

Una relazione della prestigiosa Commissione Lancet, pubblicata l'8 agosto 2020 su The Lancet, ha concluso che il 40% dei casi di demenza potrebbe essere prevenuto o ritardato con un deciso intervento su fattori di rischio che possono essere modificati:

. mantenere un buon controllo dell'ipertensione arteriosa

. curare la menomazione dell'udito

. non fumare

. prevenire l'obesità di mezza età

. prevenire e curare la depressione

. evitare l'inattività fisica

. mettere sotto controllo il diabete

. evitare l'isolamento sociale

. evitare l'eccessivo consumo di alcol

. ridurre i rischi di traumi cranici

. ridurre l'esposizione all'inquinamento atmosferico.

Se impegnarsi su tutti questi fattori di rischio sembra scoraggiante, si noti che altri studi

suggeriscono che lavorare anche solo su alcuni di questi fattori di rischio e scegliere almeno uno o due dei seguenti fattori dello stile di vita su cui concentrarsi quotidianamente, contribuirà a ridurre il rischio di demenza:

. camminare a passo svelto per 30 minuti

. imparare qualcosa di nuovo

. seguire una dieta più sana

. mirare ad almeno sette ore di sonno

. limitare il consumo di alcol

. trascorrere del tempo visitando un amico (di persona o al telefono)

. migliorare l'equilibrio (per prevenire cadute e ridurre il rischio di lesioni alla testa)

. gestire lo stress praticando una qualche forma di meditazione, come lo yoga, il tai

  chi o la mindfulness (meditazione)

. smettere di fumare.

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