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Congresso delle ACLI di Vicenza aps. Gli ottant'anni delle Acli non un punto di arrivo, ma di partenza
Per il Congresso dei loro primi ottant’anni, le ACLI di Vicenza aps hanno scelto la Città di Schio, luogo dove è sorto il primo circolo operaio cattolico italiano, dove la lungimiranza di Alessandro Rossi ha fatto nascere un tessuto sociale ed economico che non ha avuto pari nella nostra Nazione per decenni. Ed il tema scelto dall’Associazione è incentrato su due principi importanti: pace e coraggio, sui quali le Acli intendono incardinare l’azione del prossimo quadriennio.
Il 19 ottobre scorso, la mattinata al Faber Box, dopo i saluti del sindaco di Schio, Cristina Marigo, e del direttore della Caritas diocesana vicentina, don Enrico Pajarin, è proseguita con un’articolata relazione del presidente uscente delle ACLI di Vicenza aps, Carlo Cavedon, che ha spaziato dai temi delle guerre nel mondo alla salvaguardia dell’ambiente, sino ad arrivare al mondo del lavoro oggi ed al futuro dell’Associazionismo berico.
Conflitti armati. “Dopo la Seconda guerra mondiale – ha spiegato il presidente Cavedon agli oltre cento delegati riunitisi al Faber Box di Schio, per l’elezione del nuovo Consiglio provinciale delle ACLI di Vicenza aps – il numero di guerre nel mondo non è mai sceso sotto il centinaio. Ciò significa che, ogni anno, ci sono almeno cento conflitti armati in corso, per un totale di 238 mila morti annui”.
La conflittualità nell’UE. “Servirà attuare politiche e riforme in Europa – ha aggiunto il presidente Cavedon – al fine di raggiungere una vera integrazione culturale democratica che si basi su un comune senso di appartenenza, oltre che al conseguimento di finalità economiche”.
Crisi della democrazia e conflitti tra cittadini e istituzioni. “Quando i cittadini non si sentono né rappresentati né protetti – ha sottolineato il presidente Cavedon - il rischio che anche gli stessi politici arrivino a crederlo è reale. Gran parte della deriva del senso democratico a cui stiamo assistendo ce l’hanno i cittadini, tra cui i “cattolici”, che nell’ultimo rapporto Censis vengono definiti come sonnambuli, impauriti e rinunciatari nel loro atteggiamento politico, ed i politici stessi, prigionieri dell’opinione pubblica, delle urgenze che sovrastano una rigorosa pianificazione politica, che porta risultati in anni o decenni”.
I conflitti socioeconomici. Eurostat segnala che migliorano gli indici dell’Italia sul lavoro, ma sono sotto i valori medi dell’UE. In particolare, il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni in Italia cresce dal 64,8% del 2022 al 66,3% del 2023, ma in UE è cresciuto dal 74,6% al 75,3%. I Neet sono scesi al 16,1%, ma in UE siamo all’11,2%. La disoccupazione di lunga durata (almeno un anno) migliora al 4,2%, ma in Europa la media è del 2,1%. E l’Italia è quasi fanalino di coda in Europa quanto a reddito reale lordo disponibile delle famiglie: dal 2008 al 2023 il reddito è sceso del 6,26%.
La situazione vicentina è migliore, ma non mancano elementi di preoccupazione, come ha evidenziato il presidente Cavedon: “Secondo la Camera di Commercio di Vicenza, abbiamo avuto tra il 2019 e il 2023 un calo di imprese pari al 4,9%, ma migliorano i segnali della ripresa post-pandemica nei bilanci delle società di capitali vicentine, con aumento del valore aggiunto di quattro miliardi. A questa situazione imprenditoriale seguono dati sulla disoccupazione provinciale sicuramente positivi, con un tasso di disoccupazione che è meno della metà di quello nazionale (Italia 7,8%, Vicenza 3,6%). Il tasso di occupazione (15-64 anni) in Italia è del 61,5%, mentre a Vicenza del 70%. Resta la tensione sul mercato del lavoro: per le imprese è difficoltoso reperire il 56% delle figure in entrata. L’export vicentino (23 miliardi di euro) diminuisce nel 2023 del 2,4%, tuttavia Vicenza mantiene la terza posizione per valore del fatturato, dopo Milano e Torino. Nota dolente il gender pay gap, che è presente in tutti i ruoli, e a parità di giornate lavorate in un anno una lavoratrice riceve in media quasi 19 mila euro contro i 27 mila di un collega”.
Il lavoro: povero e che non piace. “C’è la necessità di rimettere soldi in tasca ai lavoratori – ha spiegato il presidente Cavedon - attraverso interventi strategici e reali. Non basta tagliare il cuneo fiscale per un anno o sforbiciare l’Irpef solo per alcuni livelli di reddito: si deve affrontare il tema del costo della vita. Occorre attivare una filiera di formazione continua sia per chi è disoccupato, che per chi ha un’occupazione, in quanto le competenze sono oggi la vera tutela del lavoratore, giovane, donna o over 50 che sia. Ma oltre ad un lavoro povero, siamo in presenza di un lavoro che piace sempre meno: solo l’8% dei dipendenti si dichiara attivamente impegnato e il 25% afferma di sentire tristezza quando pensa al lavoro. Creare un ambiente di lavoro basato su fiducia, cooperazione e benessere è fondamentale per la produttività e la sopravvivenza dell’azienda”.
Il futuro dell’Associazionismo. “È difficile fare associazione al giorno d’oggi, prova ne sia lo scioglimento di almeno una trentina di realtà nella nostra provincia da inizio anno. La burocrazia sempre più impegnativa, la difficoltà di agganciare i giovani, che partecipano volentieri alle iniziative proposte, ma non vogliono tesserarsi, preferendo esplorare più che impegnarsi attivamente, la tecnologia che frena la voglia di incontrarsi e di parlarsi vis a vis. Tutto questo per dire – ha concluso il presidente Cavedon – che gli ottant'anni delle Acli non sono un punto di arrivo, bensì un punto di partenza”.
Dopo la riflessione proposta da don Matteo Pasinato, che da anni accompagna le ACLI di Vicenza aps in un percorso di crescita spirituale, il direttore generale delle ACLI di Vicenza aps, Andrea Luzi ed il consigliere provinciale dell’Associazione, Massimo Zilio, hanno illustrato le sfide associative per il prossimo quadriennio.
La giornata si è conclusa con la proclamazione dei Consiglieri provinciali eletti e la comunicazione dei delegati ai Congressi regionale e nazionale.
I Consiglieri provinciali sono: Jonathas Biagioni, Anna Bizzotto, Arianna Bordignon, Giuseppe Brighenti, Annalisa Carollo, Daniela Cattani, Matteo Crestani, Barbara Agnese Della Libera, Francesco Fietta, Oreste Fraccaro, Mauro Gramola, Renzo Grison, Andrea Luzi, Germano Martini, Sergio Meneguzzo, Daniela Menon, Sergio Michelazzo, Dimitri Piotto, Gilberto Pisanello, Roberto Riccioni, Eleonora Scremin, Valeria Siviero, Gianni Luigi Spagnolo, Giulia Vanin, Alessandra Visonà, Pierpaolo Vissà, Elisabetta Zanon, Massimo Giuseppe Zilio e Serafino Angelo Zilio.
Congresso delle ACLI di Vicenza aps. Al centro la Persona, l’Ambiente, la Democrazia e il Lavoro
Mancano poche ore all’atteso momento, sabato 19 ottobre alle 9 al Faber Box di Schio, in Via Tito Livio 23/25, in cui i delegati della provincia di Vicenza delle ACLI di Vicenza aps si incontreranno in Congresso per il rinnovo del Consiglio provinciale dell’Associazione.
“Un momento importante di democrazia associativa – commenta il presidente delle ACLI di Vicenza aps, Carlo Cavedon – in cui tracceremo il bilancio del quadriennio degli organi in carica, per delineare una nuova proposta coinvolgente per il territorio berico. C’è più che mai bisogno delle Acli nella comunità, per riportare al centro della vita sociale e della comunità la persona, l’ambiente, la democrazia ed il lavoro”.
Sarà una mattinata di intenso lavoro, quella al Faber Box di Schio, luogo scelto dall’Associazione per celebrare il 32° Congresso provinciale, dove sono attesi ospiti importanti, tra cui il sindaco di Schio Cristina Marigo, il direttore della Caritas diocesana vicentina, don Enrico Pajarin, don Matteo Pasinato, che da anni accompagna le ACLI di Vicenza aps in un percorso di crescita spirituale, nonché rappresentanti delle Acli regionali e nazionali.
Tra i momenti più importanti della mattinata, la relazione congressuale del presidente uscente, Carlo Cavedon, e l’Agenda 2034, “Il programma strategico di sviluppo delle ACLI di Vicenza aps, a cura del direttore generale delle ACLI di Vicenza aps, Andrea Luzi e del consigliere provinciale dell’Associazione, Massimo Zilio.
Il Congresso eleggerà, sulla base dei dettami dello statuto delle Acli, i Consiglieri provinciali, nonché i delegati ai Congressi regionale e nazionale.
L’errore nel Modello 730 lascia spazio all’integrazione
730 integrativo: quando si può fare?
Il 730 integrativo è fattibile solo in alcuni casi, cioè in presenza di eventuali errori che il contribuente abbia commesso a proprio sfavore nel modello originario. Che significa? È chiaro che si tratta di errori non intenzionali, come dimenticanze o errata compilazione di importi. In pratica l’errore è a sfavore quando comporta uno svantaggio per il contribuente, che dunque ha l’opportunità di recuperare in tempi brevi con la soluzione dell’integrativo.
Si pensi ad esempio alle spese detraibili dimenticate. A tal riguardo potremmo citare il caso del rigo E1 – quello delle spese mediche – dove frequentemente capita di integrare modelli in cui i contribuenti hanno dimenticato di inserire uno scontrino qui o una fattura là, che spesso fanno la differenza se si tratta di importi non trascurabili. O magari quando una fattura medica, sportiva, universitaria ecc, che si credevano smarrite vengono improvvisamente ritrovate a dichiarazione ormai trasmessa.
In molti altri casi, invece, l'incremento delle detrazioni spettanti deriva dalla correzione dei carichi fiscali, soprattutto quando ci sono i figli di mezzo. Ad esempio capitano situazioni in cui si scopre che un figlio o un familiare ritenuto fiscalmente “autonomo” avrebbe in realtà potuto essere messo a carico perché detentore di un reddito imponibile non superiore alla soglia di 4.000 o 2.840,51 euro annui.
730 integrativo: quali tipologie esistono?
Una delle domande più ricorrenti è la seguente: ma è possibile trasmettere autonomamente un integrativo, come se fosse un normale 730 precompilato, oppure devo per forza affidarmi a un CAF/commercialista? In linea di massima la presentazione autonoma non è mai possibile come per i normali precompilati dell’Agenzia che vanno trasmessi entro il 30 settembre.
Distinguiamo però le diverse casistiche in modo da fare chiarezza. Il 730 integrativo presuppone infatti tre diverse tipologie che variano a seconda dell’errore commesso nella dichiarazione originaria. Abbiamo allora il modello di tipo:
- “01” (cioè il codice numerico da inserire sul frontespizio per distinguere appunto la tipologia di integrativo), qualora la correzione fosse effettuata solo per modificare determinati redditi dichiarati in misura superiore rispetto a quelli effettivamente percepiti, oppure per inserire oneri detraibili/deducibili dimenticati in precedenza;
- “02”, se invece si dovessero rettificare soltanto i riferimenti del sostituto d’imposta;
- “03”, se le rettifiche riguardassero sia i dati del sostituto che i redditi computati in eccesso o le voci detraibili/deducibili.
a correzione è il 25 ottobre, termine annuo di presentazione dei cosiddetti modelli “integrativi”,
730 integrativo: come si trasmette?
Quindi, per rispondere alla domanda “come trasmettere il 730 integrativo?”, va detto che l’unica casistica nella quale il contribuente potrebbe fare a meno di rivolgersi all’intermediario (CAF o commercialista che sia) è il modello di tipo “02”, quindi per correggere il quadro del sostituto d’imposta, per di più – attenzione – solo se il 730 originario fosse stato trasmesso in via autonoma tramite la precompilata sul sito dell’Agenzia. In tutti gli altri casi la trasmissione autonoma non è fattibile, quindi servirà per forza un intermediario come CAF ACLI. Dovendo infine correggere errori che hanno inciso sull’esito fiscale della dichiarazione, sotto forma di un minor credito o di un maggior debito, occorrerà presentare tutta la documentazione che dimostri la necessità di mettere mano al modello (quindi ad esempio le eventuali fatture dimenticate o gli eventuali redditi dichiarati in misura più elevata di quanto realmente percepito).
730 integrativo: quando scade?
La scadenza è fissata al 25 ottobre 2024.
Indennità di Accompagnamento: erogata dal mese successivo alla domanda
L’Indennità di Accompagnamento per l’anno 2024 è pari a 531,76 € al mese, per un totale annuo di 6.381,12 €.
Questa indennità, come le altre provvidenze assistenziali, è esente da Irpef, quindi non è tassata e non va dichiarata nella denuncia dei redditi. Inoltre, non concorre alla determinazione del requisito reddituale per l’attribuzione di altre prestazioni sociali o assistenziali erogate dallo stato. L’indennità viene erogata al “solo titolo della minorazione”, cioè indipendentemente dal reddito personale, coniugale o familiare dell’avente diritto.
La domanda
I requisiti vengono accertati da una Commissione operante presso ogni Asl. Il verbale emesso viene poi verificato dall’Inps, che può convalidarlo o richiedere un’ulteriore visita. L’indennità viene corrisposta, in presenza dei requisiti sanitari, dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda amministrativa.
La cumulabilità della prestazione
L’indennità non è cumulabile con analoghi trattamenti di accompagnamento concessi per invalidità contratte per causa di guerra, di lavoro o di servizio. Tuttavia, è cumulabile con tutti gli altri trattamenti assistenziali e previdenziali (pensioni dirette o indirette) erogati dagli enti di previdenza. La prestazione è compatibile anche con lo svolgimento di attività lavorativa senza alcun limite di reddito.
Le condizioni di erogabilità
Sono esclusi dal diritto all’indennità di accompagnamento gli invalidi ricoverati gratuitamente in istituto di degenza o per fini riabilitativi. Il day hospital non è considerato ricovero e pertanto non influisce sull’erogazione dell’indennità di accompagnamento. Secondo la legge, per ricovero gratuito si intende quello con retta o mantenimento a totale carico di un Ente pubblico. Di conseguenza, l’indennità compete anche quando il contributo della Pubblica Amministrazione copre solo una parte della retta di ricovero.
La tua domanda
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BONUS NATALE 2024
Che requisiti servono?
100 euro, quindi, che andranno a rinforzare le tredicesime del 2024 e che non verranno conteggiati ai fini Irpef, ma che saranno vincolati a una richiesta esplicita da parte del lavoratore al proprio sostituto d’imposta. In altre parole per riceverli bisognerà prima chiederli, nessuna erogazione automatica, anche perché la platea dei beneficiari verrà circoscritta ai dipendenti in possesso di due requisiti precisi (non alternativi):
- un reddito lordo annuo non superiore a 28.000 euro
- la presenza del coniuge e di almeno un figlio (entrambi a carico)
Per quanto riguarda il requisito del coniuge, e la polemica sui genitori single e le coppie di fatto, l'Agenzia delle Entrate ha chiarito definitivamente la situazione. Il coniuge deve essere "non legalmente ed effettivamente separato", ma non deve per forza esserci un matrimonio: il termine, infatti, si applica anche alle unioni civili.
In alternativa, ci deve essere un "nucleo familiare cosiddetto monogenitoriale". La famiglia monogenitoriale esiste se l'altro genitore è deceduto , oppure "non ha riconosciuto i figli" nati fuori dal matrimonio, oppure i figli sono adottati da un solo genitore, e la persona che richiede il bonus "non è coniugata", oppure è separata.
Le coppie di fatto sono escluse dal bonus?
L'Agenzia specifica però che non sono escluse le coppie di fatto, se il figlio in questione ha un solo genitore: "La situazione di convivenza more uxorio non preclude, ferma restando la sussistenza degli altri requisiti, la spettanza del bonus".
Se invece il figlio ha due genitori, non può ricevere il bonus chi "convive con l’altro genitore in un rapporto affettivo stabile dichiarato all’anagrafe comunale", oppure chi "convive con l’altro genitore senza alcuna formalizzazione all’anagrafe comunale", e ancora chi ha il figlio a carico ma "con una terza persona (in un rapporto affettivo dichiarato o meno all’anagrafe comunale)". In questi casi, infatti, risulta che ci sono due genitori, ma nessuno dei due ha un coniuge fiscalmente a carico.
Bonus Natale 2024: come si ottiene
Per avere il bonus da 100 euro, il dipendente deve "presentare al datore di lavoro una richiesta scritta in cui dichiara di averne diritto". Un'autocertificazione, quindi, in cui si indica il codice fiscale del coniuge a carico (se c'è) e quello del figlio o dei figli fiscalmente a carico. Nell'autocertificazione bisogna affermare esplicitamente che si hanno tutti i requisiti di reddito e i requisiti familiari previsti dalla legge.
Chi fa più di un lavoro part time può scegliere a quale datore di lavoro presentare la richiesta. Non sono chiare le tempistiche per la consegna di questo documento, ma chiaramente andrà consegnato prima che partano i pagamenti della tredicesima. Da parte sua, il datore di lavoro è tenuto a conservare le autocertificazioni in caso di controlli. Una volta erogata la somma, la potrà recuperare come credito da utilizzare in compensazione.
Chi rispetta i requisiti indicati, e durante l'anno ha lavorato, ma al momento non ha un lavoro, potrà detrarre la somma che gli spetta dalla prossima dichiarazione dei redditi. Al contrario, nel caso in cui un lavoratore ottenga una somma troppo alta, ma poi l'azienda non abbia più la possibilità di pagare la quota in eccesso, questa dovrà essere restituita con la dichiarazione dei redditi.
Come cambia l'importo del bonus in base a orari e contratti di lavoro
Il bonus Natale può valere al massimo 100 euro, netti perché non saranno tassati. Questo importo è "riproporzionato" rispetto al periodo lavorato durante l'anno. A contare saranno i giorni lavorati nel corso del 2024: chi ha lavorato per tutto l'anno avrà 100 euro, chi solo per sei mesi 50 euro, e così via. In ogni caso, a essere calcolato non è l'orario di lavoro: ad esempio, non c'è nessuna riduzione per chi ha svolto un lavoro part time.
Giornata dei Nonni. Oltre 200 mila nella provincia di Vicenza, veri angeli a protezione delle famiglie
“Se non ci fossero gli anziani molte famiglie, specie le più giovani, non potrebbero esistere. I Nonni rappresentano, senza timore di smentita, il collante indispensabile per tenere uniti i nuovi nuclei familiari, nonché la colonna importante degli stessi nella quotidiana gestione dei figli e di molte incombenze domestiche”. Con queste parole il segretario dell’Associazione Fap Acli della provincia di Vicenza, Andrea Luzi, interviene in occasione della Giornata dei Nonni, riflettendo sul loro ruolo e sull’importante numero che interessa anche il Vicentino.
“Sono oltre 200 mila i nonni in provincia di Vicenza, considerando tali gli over 65 residenti nel territorio berico. Stando all’ultimo censimento Istat – prosegue il segretario Luzi - tra i 65 ed i 69 anni ci sono oltre 48 mila vicentini, mentre sono 45 mila quelli che rientrano nel segmento compreso tra 70 e 74 anni. I vicentini che hanno compiuto i 75 anni e sfiorano gli 80 sono oltre 38 mila. A preoccupare, però, è il dato relativo ai nuovi nati. Nei 12 mesi monitorati dall'Istat, nel 2021, il bilancio demografico è negativo: in provincia ci sono stati 6.163 nuovi nati, mentre le persone che hanno perso la vita sono state in tutto 8.751. Un trend che speriamo vivamente possa invertire la tendenza rapidamente, magari proprio contando sul prezioso apporto familiare degli anziani”.
Gli over 65, i più attivi, ma non certo gli unici, rappresentano una risorsa familiare e sociale straordinaria ed irrinunciabile per le comunità in cui si rendono disponibili anche nel volontariato.
“I nostri anziani sono una straordinaria risorsa – conclude il segretario Luzi – e non si adoperano soltanto nell’ambito familiare, dove il ruolo che rivestono è fondamentale, ma anche in diversi ambiti del sociale, dal volontariato sanitario a quello giovanile e sportivo. Un potenziale di sapere ed esperienza che, giorno dopo giorno, dobbiamo apprezzare e valorizzare sempre di più”.
Assegno di maternità 2024: requisiti e nuovo importo
Se sei una lavoratrice precaria o discontinua e diventi mamma quest’anno, scopri se hai diritto al sostegno economico dello Stato e come richiederlo.
Cos’è l’assegno di maternità dello Stato
L’assegno di maternità dello Stato è una prestazione economica che viene riconosciuta alle madri che non hanno diritto all’indennità di maternità prevista dalla legge per le lavoratrici dipendenti e autonome. Si tratta di un aiuto per le mamme che hanno lavorato in modo precario o discontinuo, o che hanno perso il lavoro prima o dopo la nascita del bambino.
L’assegno è erogabile anche in caso di adozione o affidamento di un minore, e può spettare anche al padre in alcune situazioni particolari, come l’affidamento esclusivo, l’abbandono o il decesso della madre.
L’importo dell’assegno di maternità dello Stato per l’anno 2024 è stato aggiornato e ammonta a 2.488,14 euro, da corrispondere in un’unica soluzione.
Chi può richiederlo
Per avere diritto all’assegno di maternità dello Stato, bisogna soddisfare alcuni requisiti di cittadinanza, residenza e contribuzione.
- Cittadinanza: possono richiedere l’assegno le madri cittadine italiane o comunitarie, o loro familiari titolari di carta di soggiorno, o le madri cittadine extracomunitarie in possesso del permesso CE per soggiornanti di lungo periodo, o del permesso unico per lavoro che autorizza il lavoro per periodi superiori a 6 mesi, nonché del permesso per motivi di ricerca valido per periodi superiori a 6 mesi.
- Residenza: bisogna risiedere in Italia al momento della nascita o dell’ingresso del minore in famiglia, nel caso di adozione o affidamento.
- Contribuzione: la madre lavoratrice, o ex-lavoratrice con rapporto di lavoro cessato per recesso (anche volontario), deve aver versato almeno 3 mesi di contributi nel periodo compreso fra i 18 e i 9 mesi precedenti la nascita del bambino. La madre che abbia lavorato almeno 3 mesi e abbia avuto diritto a una prestazione dell’Inps (malattia o disoccupazione, ecc.), deve fare in modo che, fra la data del parto e quella di cessazione del diritto alla prestazione, non sia trascorso un periodo superiore alla durata della prestazione stessa (in ogni caso non superiore a nove mesi).
L’assegno di maternità dello Stato non è cumulabile con le altre prestazioni a sostegno della maternità percepite a qualsiasi titolo; tuttavia, se l’importo dell’assegno dello Stato è superiore a quello delle prestazioni di maternità già riscosse, la madre può fare richiesta per la quota differenziale.
Come richiederlo
Per ottenere la prestazione, bisogna presentare domanda all’Inps entro sei mesi dalla nascita o dall’effettivo ingresso del minore in famiglia, nel caso di adozione o affidamento.
Se vuoi verificare la tua situazione e avere una consulenza personalizzata, il Patronato Acli è a tua disposizione.
Puoi fissare un appuntamento in autonomia, direttamente dal sito web, nella sezione Prenota il tuo Appuntamento, oppure contattarci telefonicamente o via email.
Ti aiuteremo a valutare i tuoi diritti e a presentare la domanda per l’assegno di maternità dello Stato.
“Il coraggio della pace”: al via la stagione congressuale delle Acli nel segno del dialogo e dell’impegno
Il Congresso Acli del 2024 ha per tema “Il coraggio della pace”: un percorso di democrazia interna all’Associazione che coinvolgerà le socie ed i soci che animano i circoli di tutta Italia. Il Congresso, che terminerà a novembre con l’elezione del Presidente nazionale delle Acli, dei presidenti regionali, provinciali e dei circoli, sarà uno spazio di confronto sul futuro dell’Associazione, partendo dalla pace e dalle sue molteplici declinazioni.
“Sono sotto i nostri occhi le conseguenze di “non scelte”, di rimandi colpevoli, di occasioni perdute”, spiega Manfredonia, presidente nazionale Acli. “Sta venendo meno la possibilità di convivere senza dover competere o addirittura eliminare l’altro per poter vivere. Se è messa in discussione la fraternità, lo è sempre anche la persona umana. Non possiamo accettare che solo la guerra sia la soluzione dei conflitti. Ripudiare la guerra significa anche arrestarne la progressione, prima che accada l’irreparabile”.
“Per questo – continua Manfredonia – la grande sfida a cui le Acli devono rispondere è la partecipazione. Oggi tutto ci spinge ad essere passivi, ma noi non perdiamo la passione delle relazioni che implica il rimboccarsi le maniche, l’aspettare e l’agire. C’è una nuova stagione da affrontare e dobbiamo esercitarci al dialogo con tutti, agire nel politico proprio perché manca la politica. In questi mesi dobbiamo rilanciare una linea che oggi ci vede parte integrante della Chiesa sinodale di Papa Francesco; ci vede protagonisti della Via Maestra, un patto tra tante organizzazioni che sostengono l’applicazione della Costituzione come antidoto all’antipolitica, al populismo e come via per rinvigorire i rapporti tra cittadino ed istituzioni andando a rafforzare quegli istituti che di fatto eliminano le disparità tra i cittadini, partendo dall’istruzione, dalla sanità, dal lavoro dignitoso, dal diritto alla casa, ad una famiglia, alla natalità. È questo l’obiettivo di questo Congresso: vivere questo percorso democratico nell’anno in cui la nostra Associazione compie 80 anni come uno spingerci più in là, consapevoli del ruolo che svolgiamo nella società”.