Il 23 marzo scorso, su iniziativa della vice presidente del Senato Paola Taverna, è nato ”Longevità. Prospettive socio-economiche”, un intergruppo parlamentare composto dai rappresentanti di varie forze politiche e da numerosi enti e associazioni che da tempo si occupano della tutela degli anziani. A farne parte è stata invitata anche la Fap- Acli, rappresentata dal Segretario Nazionale, il vicentino Serafino Zilio.
La vice presidente del Senato ha richiamato e commentato il disegno di Legge già depositato da mesi presso il Senato, che si propone di far introdurre all’art. 31 della Costituzione gli anziani quale ulteriore categoria nei cui confronti la Repubblica assume l’impegno di intervenire fattivamente, tutelandoli e sostenendoli. “Vogliamo inserire all'art.31 un diretto richiamo alla persona anziana, vogliamo favorirne la più ampia partecipazione possibile alla vita sociale del Paese, impedendo che vengano emarginati e anzi facendo sì che possano vivere in autonomia e svolgendo un ruolo attivo”. L'Intergruppo - ha aggiunto la Senatrice Taverna, - “si pone l'obiettivo di raccogliere le diverse competenze ed esperienze per affrontare il tema della longevità da vari punti di vista, non lasciando alcun aspetto inesplorato e, soprattutto, dando la giusta attenzione all'enorme patrimonio che i nostri anziani rappresentano".
Gli over 65 sono da alcuni anni al centro dell'attenzione della società ed anche dei media: un esercito di quasi 14 milioni di persone, il 23% della popolazione italiana in costante crescita. L’Italia si colloca tra i Paesi più longevi al mondo, con una speranza di vita a 65 anni - anche se non sempre in buona salute, fino a 84 anni per gli uomini e 87 per le donne, migliore di 1 anno in più per entrambi i generi rispetto alla media dell’Unione Europea. Questo contribuisce, accanto alla forte contrazione della natalità (1,29 nascite per donna – Istat 2018), all'invecchiamento della popolazione italiana (età media 45 anni, 10 anni fa era 43). L’invecchiamento della popolazione determina inevitabilmente una serie di problemi sanitari, sociali, economici che si intrecciano e si accompagnano all’aumento del carico delle malattie croniche proprie degli anziani (ma anche di molti under 65) come quelle cardiovascolari, il diabete mellito, la malattia di Alzheimer e altre patologie neurodegenerative, le patologie neoplastiche e le malattie polmonari ostruttive, le quali comportano un massiccio aumento di consumo di farmaci, frequenti visite mediche e accessi ospedalieri.
Nel 2019 la spesa sanitaria pubblica è stata di oltre 117 miliardi di euro e l' 80% ha riguardato malattie croniche. Quella privata ha superata quota 34 miliardi. (Rapporto sul monitoraggio sulla spesa sanitaria italiana 2020). Accanto a questa, va considerata anche la cosiddetta spesa socio-sanitaria cioè quella caricata sul bilancio sociale ma a valenza sanitaria (comprende principalmente i costi per l'assistenza socio-sanitaria domiciliare ai fragili e non autosufficienti), che è stata nel 2017 di quasi 42 miliardi di euro, di cui circa il 25% ovvero, 12 miliardi, ha pesato sulle tasche delle famiglie italiane (Report Gimbe 8/2019). Sia la spesa sanitaria che quella socio-sanitaria sono in crescita progressiva e costante.
Le malattie croniche hanno dunque un peso determinante nella costruzione della spesa sanitaria degli italiani, Ed è pure evidente che gli anziani sono in maggioranza affetti da malattie croniche. Ma una lettura superficiale e settaria di questi dati può portare a conclusioni inquietanti oltre che errate. Come i risultati di una ricerca del CENSIS del 2020, in piena pandemia da Covid-19, in cui metà dei giovani intervistati avrebbe voluto penalizzare gli anziani nell’accesso alle cure e alle risorse pubbliche. Inoltre il 35% dei giovani si dichiarava convinto che sia troppa la spesa pubblica per gli anziani, dalle pensioni alla salute, a danno dei giovani. E' forte il rischio di una grande frattura intergenerazionale tra anziani e giovani proprio su temi di valore fondamentale come la salute e la sicurezza sociale che hanno rappresentato e devono ancora rappresentare i pilastri della coesione e solidarietà sociale, che reggono il welfare italiano, che tutti i Paesi ancora ci invidiano nonostante i tagli e gli stravolgimenti degli utimi anni. E'' evidente pertanto che la politica deve assumere pienamente le proprie responsabilità e farsi carico di rimarginare quanto prima questa rottura attraverso politiche economiche e di lavoro che da un lato favoriscano l’occupazione giovanile e, dall’altro, contribuiscano a sviluppare un nuovo modello di welfare orientato alla tutela della salute di tutti i cittadini, con adeguate strutture, mezzi e personale di assistenza negli ospedali e nel territorio. La situazione demografica e socio-economica può inoltre essere compensata solo con la combinazione di altri due fattori: la gestione di politiche migratorie che favoriscano la stabilizzazione di persone in età lavorativa nei paesi europei e in Italia e una svolta epocale nelle politiche sociali che sia in grado di mutare i comportamenti degli individui e delle famiglie, intervenendo in particolare sull’innalzamento del tasso di fecondità. A tal proposito si ritiene che la proposta di assegno unico per i figli possa diventare uno strumento centrale e onnicomprensivo per il sostegno delle famiglie con figli, in sostituzione delle misure frammentarie fino ad oggi vigenti.
Ma oltre a queste strategie bisogna fare anche una azione di corretta informazione pubblica delle reali cause dei costi sanitari e socio-sanitari che sono in continua crescita e che non sono affatto dovuti prevalentemente a cause demografiche e più specificatamente agli anziani.
E' in questo senso che ritengo vada letta l'attenzione che ora anche le istituzioni italiane ai più alti livelli rivolgono agli anziani con la volontà di “favorirne la più ampia partecipazione possibile alla vita sociale del Paese” e di abbandonare uno stereotipo che ha visto per molto tempo considerare gli anziani solamente un peso e un costo per la società.
E non è un caso che l'intergruppo parlamentare si sia costituito al Senato. Infatti nel gennaio 2018 proprio il Senato aveva prodotto l' importante “Documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale”,“ in cui al punto 17 si affermava che “ Le persone anziane sono una risorsa, non un rischio per la sostenibilità del sistema. Gli studi internazionali sulla dinamica della spesa sanitaria giungono tutti a una importante conclusione: l’invecchiamento della popolazione è un fattore di crescita della spesa sanitaria in grado di giocare un ruolo relativamente modesto nel medio lungo periodo, certamente inferiore a quello giocato dal fattore tecnologico, dall' aumento dei costi di produzione data l’alta intensità di lavoro, fattore produttivo difficilmente sostituibile; dallo sviluppo economico che aumenta l’attenzione delle persone al benessere e al contempo genera nuovi bisogni di salute e da un complesso insieme di fattori esogeni (istituzionali, politici, culturali, ecc.) di difficile identificazione. Si veda fra tutti lo Studio Oecd (Ocse 2013), il quale mostra che dal 1995 al 2009, la spesa sanitaria pubblica è cresciuta in termini reali del 4,3% all’anno, di cui solo 0,5 punti sono attribuibili al fattore demografico”.
Nella pratica quotidiana e nella vita dei nostri territori, gli over 65 sono da tempo una risorsa fondamentale per la nostra società: più di 1 milione di anziani attivi si dedicano al volontariato e circa 5 milioni si prendono cura di altri longevi, attivando così un virtuoso circuito di mutuo sostegno generazionale. I nonni italiani sono i più occupati in Europa nella cura dei nipotini mentre i genitori lavorano e nei momenti di emergenza, quando i bambini sono malati e 27,6 miliardi di euro annui è il calcolo del valore dell’accudimento dei nipoti, un lavoro non pagato che è parte di una vera e propria economia sommersa, decisiva per il nostro paese dato che rappresenta un pilastro del welfare familiare di cui gli over 65 sono dunque protagonisti indispensabili. Ma oltre a questo, i longevi italiani costituiscono un vero e proprio ammortizzatore economico: circa 7 milioni e mezzo di anziani erogano soldi a figli e nipoti e 1 milione e 700.000 di loro lo fa regolarmente. La spesa degli over 65 è comunque molto articolata. Comprende, oltre all'aiuto ai figli, soprattutto i costi per la salute, visite e controlli medici, ma anche per il benessere personale e, da parte degli anziani “ancora giovani”, spese per attività culturali, hobby, turismo, viaggi e vacanze. Una spesa degli over 65 nel nostro Paese che viene stimata in 200 miliardi, ovvero un quinto dell’intero ammontare dei consumi delle famiglie, cifra che entro il 2030, secondo le proiezioni di Confindustria, dovrebbe salire al 25% del totale. Insomma, un lavoro non pagato, una solidarietà intergenerazionale e una spesa sempre maggiore in beni, servizi, consumi che sono parte di una vera e propria economia sommersa, che prende il nome di “silver economy” e che è decisiva per la ripresa e il benessere del nostro Paese.
“La costituzione dell’Intergruppo parlamentare dedicato alla Longevità, ci dice il nostro Segretario nazionale Serafino Zilio, rappresenta un importante passo avanti per favorire la massima partecipazione sociale di una fetta di popolazione destinata a diventare sempre più ampia. Siamo solo agli esordi, stiamo per arrivare al focus principale; inserire nella nostra legislazione una visione della popolazione longeva come risorsa da mettere in risalto e valorizzare in modo adeguato, a partire dalla integrazione dell’articolo 31 della Costituzione, fino all’istituzione di un Servizio Civile della Terza Età, al servizio della Casa Comune”.