La violenza contro le donne non si placa. Ed il Coronavirus, con la convivenza forzata di molte famiglie, ha inasprito dissapori e tensioni preesistenti. La responsabile del Coordinamento Acli di Vicenza, Elisabetta Zanon, è chiara: “è urgente un impegno comune volto a veri e propri interventi strutturali, continui ed integrati, per arginare un fenomeno che ha radici culturali profonde e pervasive”. La violenza e la discriminazione nei confronti delle donne, sia nel mondo del lavoro che nella vita quotidiana, si sono aggravate con la pandemia da coronavirus. “Con il confinamento vissuto nella passata primavera e replicato nei tempi correnti – sottolinea Elisabetta Zanon – le persone si sono viste sempre più costrette a condividere tempi e spazi di lavoro e di vita; ciò ha messo in evidenza i rischi sempre più diffusi di soprusi e maltrattamenti sulle donne, oltre che la crescente discriminazione nelle carriere e nell’affermazione lavorativa”. I dati Istat non lasciano spazio a dubbi: durante il lockdown sono state più di cinque mila le telefonate al numero verde attivo 24 ore su 24 per le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza: il 73% in più sullo stesso periodo del 2019. “Ricordiamo che la donna racchiude in sé la custodia della vita, la comunione con tutto, il prendersi cura di tutto” sostiene Papa Francesco. “Da come trattiamo la donna comprendiamo il nostro livello di umanità. Nella giornata mondiale del 25 novembre contro la violenza alle donne – conclude Elisabetta Zanon – ricordiamo cosa ha scritto recentemente Papa Francesco in un tweet di riflessione e rimarchiamo l’urgente necessità di un impegno comune volto a veri e propri interventi strutturali, continui ed integrati, per arginare un fenomeno che purtroppo ha radici culturali profonde e pervasive”.