Giovedì, 18 Luglio 2013 06:48

Le Acli del Veneto sul caso Kyenge - Stival

Le recenti irripetibili offese dell’assessore regionale leghista Daniele Stival, rilanciate dopo l’infelice intervento ad un comizio del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, ai danni del ministro Cécile Kyenge, hanno indotte le Acli regionali ad intervenire. La posizione delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani non intende entrare nel merito delle affermazioni espresse dai due esponenti leghisti, quanto della modalità di dialogo assunta dalla politica e dall’incapacità propositiva di taluni esponenti istituzionali. “Quanto è accaduto nei giorni scorsi – spiega il presidente regionale Andrea Luzi – descrive la scarsa considerazione che parte dei politici ha per la gente, ritenendo necessario lasciarsi andare ad affermazioni indegne persino all’ultimo bar di periferia. Un atteggiamento offensivo a 360 gradi, sia per chi lo subisce direttamente, sia per gli interlocutori del dibattito, evidentemente reputati a questo basso livello culturale e dialettico”. Marco Ferrero, rappresentante delle Acli regionali venete ed Andrea Citron, rappresentante del Patronato Acli del Veneto nella Consulta per l'Immigrazione della Regione Veneto, presieduta dall'assessore Daniele Stival, si sono autosospesi a causa delle gravissime dichiarazioni razziste dell'assessore, che non possono essere cancellate da una lettera di scuse. Citron e Ferrero siederanno nuovamente nella Consulta regionale solo se il presidente Luca Zaia la presiederà come previsto dalla norma che la istituisce, la legge regionale n. 9/1990. Le Acli del Veneto rilanciano una proposta concreta di riforma. “Il dialogo diretto con il governatore del Veneto – sottolineano Citron e Ferrero – permetteranno di riflettere sull'improcrastinabilità di una nuova legge regionale sulla coesione territoriale nelle comunità del Veneto, di cui l'immigrazione è una componente strutturale e non più un'emergenza da fronteggiare”. Già nell’VIII legislatura le Acli regionali avevano elaborato una proposta di riforma della legge citata, risalente all'epoca della dimenticata legge “Martelli”. Il senso della proposta di legge, che le Acli intendono riproporre, è quello di affidare alla Regione un ruolo centrale nella programmazione delle misure necessarie a favorire la partecipazione degli stranieri alla vita pubblica locale e dunque la coesione sociale della comunità veneta. Tre le priorità che la nuova norma dovrebbe tenere in considerazione: 

1) impegnare le amministrazioni provinciali e comunali a realizzare, ai rispettivi livelli, sessioni annuali di discussione relative agli aspetti territoriali sulla presenza e sulla condizione degli immigrati;

2) promuovere la predisposizione di piani annuali comunali di intervento in partenariato con il privato sociale e le categorie economiche, in particolare valorizzando come interlocutori ordinari i rappresentanti delle associazioni di promozione sociale dei migranti;

3) istituzionalizzare la rete regionale informativa per l’immigrazione e l’Osservatorio regionale sull’immigrazione, precisandone i rispettivi compiti, nonché il Tavolo unico regionale di coordinamento per l’immigrazione (che diviene Tavolo Unico regionale per la coesione sociale ed assorbe le funzioni svolte dall’attuale Consulta), a cui viene affidata la redazione del programma triennale da approvarsi da parte del Consiglio regionale.

Il presidente regionale Acli Andrea Luzi conclude: “servono riforme inclusive, ma è ancor più urgente la formazione di una classe politica matura e capace, che operi sulla base di valori condivisi e portando avanti interessi generali”.

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