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Giovedì, 27 Aprile 2023 14:50

Le ACLI di Vicenza aps, fondamentale puntare i riflettori su un nuovo modo di fare prevenzione

Ben 83.885 gli infortuni denunciati in Veneto nel 2022 (a fronte dei 69.427 dell'anno precedente), tra cui 113 con esito mortale (105 nel 2021). E Vicenza, dopo Verona (26) e Venezia (22), ha il triste primato di aver registrato, nel 2022, 19 vittime sul lavoro.

“Non si può pensare di andare al lavoro sapendo di avere un certo rischio di infortuni, di invalidità permanenti, o addirittura di morire – spiega il presidente delle ACLI di Vicenza aps, Carlo Cavedon – e troppo spesso si interviene a posteriori, quando l’infortunio è già avvenuto e questo è inaccettabile”.

La gestione dei rischi. Gli infortuni sono, il più delle volte, la risultante di un’interazione complessa tra aspetti strutturali, tecnici, organizzativi e procedurali e sanitari. Ed il “fattore umano” gioca un ruolo rilevante. Ma esistono gli strumenti che possono mettere in evidenzia i rischi, per affrontarli e correggerli.

La prevenzione. “In questo contesto appare evidente – prosegue il presidente Cavedon – che la formazione del personale e la prevenzione, a tutti i livelli, giocano un ruolo strategico. Tanto più nella nostra provincia, sempre più multietnica. Sono oltre 97 mila, infatti, i cittadini extracomunitari che attualmente risiedono nel territorio Berico, molti dei quali con difficoltà importanti di comunicazione, scaraventati nel mondo del lavoro, dove spesso si trovano ad utilizzare attrezzature in modo inadeguato e non supportato dalla men che minima formazione sotto il profilo tecnico e, in particolare, della sicurezza/sanità”.

Le aggressioni. Negli ultimi anni, però, accanto ai rischi “tradizionali” legati alle attività lavorative se ne sono aggiunti di nuovi, che si potrebbero definire la reazione ad un malessere sociale. “Sono sempre più frequenti le aggressioni al personale sanitario, medici ed infermieri – prosegue il presidente Cavedon – che sono, giorno e notte, in prima linea per salvaguardare la salute di ciascun cittadino. Un quadro che rappresenta un malessere sociale che va interpretato, compreso ed affrontato, ma di certo non può vederci indifferenti”.

Non accade solo altrove. “Non viviamo in un film. Le cose che ogni giorno osservavamo, attraverso i media, come lontane al nostro territorio – sottolinea il presidente Cavedon – si sono avvicinate e le stiamo vivendo direttamente. Al caporalato, sempre esistito, si sono aggiunti sempre più frequenti episodi di sfruttamento, che hanno indotto le forze dell’ordine ad agire concretamente anche nel Vicentino”.

Serve un nuovo modo di fare prevenzione. La formazione va aggiornata e si deve lavorare in modo sempre più costante e collaborativo, ma è fondamentale puntare i riflettori sulla prevenzione. “I datori di lavoro non possono “delegare” la sicurezza ai lavoratori, alla responsabilità personale, al passaparola – conclude il presidente Cavedon – ma occorre un significativo cambio di passo, che richiede un confronto multidisciplinare, tecnico-scientifico, professionale, sindacale, datoriale ed istituzionale sulle modalità di prevenzione e gestione degli infortuni”.

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