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Martedì, 10 Gennaio 2023 07:18

La famiglia: un futuro caratterizzato da molte incertezze e fragilità

Più anziani e meno figli, nei prossimi anni le famiglie con una sola persona sfioreranno il 40% del totale. Oggi sono già oltre il 33%

 

La famiglia continuerà a rappresentare il punto di riferimento delle relazioni che contano e che durano nel tempo, il nucleo base della società sul quale costruire le politiche sociali ed economiche?

Certo che sì, viene spontaneo rispondere; ma se guardiamo in profondità il “fenomeno” famiglia come si sta evolvendo gli scenari che si prospettano sono tutt’altro che incoraggianti.

Partendo da una considerazione banale: famiglia della tradizione, quella dove c’è una mamma e un papà, che sono anche moglie e marito, e due o più figli, e poi magari anche i nonni che vivono insieme o magari al piano di sotto, rischia di diventare un reperto di archeologia sociale.

Già oggi le coppie sposate con figli non rappresentano più la maggioranza delle famiglie ma, tra meno di vent’anni, saranno poco più del venti per cento.

Quella prevalente viene definita dai sociologi come “famiglia unipersonale”, composta cioè da una sola persona; in statistica la definizione corretta è “famiglia senza nucleo’: quasi due milioni più rispetto ad oggi, nei prossimi vent’anni.

Già oggi si tratta di un terzo di tutte le famiglie (33,3%) destinato ad arrivare al 38,8%, addirittura al 40,5 nel Nordovest del paese.

Ma il dato più preoccupato – rivela l’ISTAT – che a vivere in solitudine saranno soprattutto donne anziane (nel 2020 erano 4 milioni e 900mila), uomini anziani (4 milioni e 200mila), le cui famiglie di riferimento, se ancora esistono, non possono o non vogliono accoglierli in casa.

Quindi famiglie sempre più piccole, sempre più anziane e nascite  sempre meno.

Si tratta quindi di ripensare e riprogrammare tutto il sistema del welfare, dei servizi sociali e sanitari, delle politiche di incentivazione alla natalità, ponendo al centro – non sembri strano – l’attenzione alla persona anziana come risorsa e non come problema da risolvere magari marginalizzando.

Non ci vogliono grandi studi per prospettare incentivi concreti per integrare gli anziani nel territorio e nelle famiglie d’origine: dagli sgravi fiscali ad un servizio sociosanitario efficiente e tempestivo.

Sicuramente serve anche e soprattutto una nuova cultura delle relazioni sociali e famigliari che contrasti la logica della provvisorietà e del disimpegno per cui avere un anziano in caso o avere figli da accudire viene considerato un limite insopportabile alla propria libertà (o carriera).

Anche in questo senso il contributo delle Fap Acli rimane importante e concreto.

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