L' estate volge ormai al termine e con esso si riaffacciano all’orizzonte temi caldi mai andati in vacanza, tra tutti la ripresa della scuola e dell’ attività economica a pieno regime. Il secondo anno in stato di emergenza rappresenta un ulteriore stress psicofisico per ciascuno di noi: bambini, anziani, adulti, genitori e non, viviamo da mesi nella preoccupazione di uscire dal tunnel del COVID-19.Indubbiamente la necessità di garantire la salute pubblica è un impegno inderogabile, ma poco o nulla ad oggi si è fatto per lenire altri tipi di ferite, poco visibili inizialmente, ma durature: a solitudine, l’ isolamento relazionale, la povertà economica. I media quotidianamente diffondono bollettini su contagi come se fossimo in uno stato di guerra e manca uno stile, una postura nel divulgare le notizie, perché l’ obbiettivo è la new ad effetto e non la centralità della persona. Occorre, invece, ripartire proprio dalle persone, ascoltando i loro problemi, manifestando particolare vicinanza ai bambini ed agli anziani soli, garantendo protezione alle persone fragili con umanità. Cosa rimarrà tra qualche anno di questa esperienza? Solo macerie di ogni sorta se non saremo stati in grado di ripartire dalle persone. Ciascuno di noi dovrà prodigarsi in questo, a partire dalle istituzioni, chiamate a non dividere i cittadini con provvedimenti normativi, talora discutibili, bensì ad assumersi in toto le proprie responsabilità.