UNA QUESTIONE DI CIVILTA’, A BENEFICIO DELLE FAMIGLIE CHE SI PRENDONO CURA DELLE PERSONE FRAGILI
A conclusione di un lungo percorso di lavoro che ha coinvolto oltre una cinquantina di associazioni che operano a vario titolo nel settore dell assistenza e della cura agli anziani, il governo Draghi ha varato lo schema di legge delega per articolare in modo organico tutti gli interventi in materia.
Un testo corposo che, una volta approvato, richiederà un grande sforzo organizzativa da parte di tutti gli operatori.
Spetterà comunque al nuovo parlamento approvare la legge che si inquadra nella missione 5del Piano Nazionale di Resilienza e Recupero, che rappresenta una condizione per accedere ai fondi europei.
Entro marzo del prossimo anno.
Le premesse ci sono tutte per una svolta positiva e sicuramente le Acli, nel complesso del loro sistema associativo, saranno in grado di svolgere un ruolo importante.
Cittadini sempre, in ogni fase della propria vita, questa la filosofia di fondo del documento che, come ha detto mons. Vincenzo Paglia, si pone in contrasto con la cultura dello scarto in una società che spinge sempre più alla ricerca esasperata dell’efficienza e del profitto.
L’asse portante del nuovo provvedimento legislativo sarà la creazione di un sistema unitario per coordinare quanti operano nel settore, a partire dal sistema sanitario nazionale, i servizi sociali, L’INPS, le Regioni, il Terzo settore e il mondo del volontariato in generale.
Con una importante apertura ai privati, nello specifico al welfare aziendale, chiamato a condividere questo sforzo collettivo e renderlo compatibile con le finanze pubbliche.
A tale scopo è prevista la creazione del Comitato per le politiche a favore della popolazione anziana (CIPA).
Nel corso dei lavori preparatori del progetto di legge sono emerse varie criticità della condizione della popolazione anziana nel nostro Paese; una significativa evidenzia la carenza di posti negli ospedali per le persone sopra i 65 anni. Per questa fascia di età, la media europea vede 3,5 posti ogni 100 anziani mentre in Italia siamo a 1,9. Analoga situazione di carenza si rileva per i medici specialisti nell’area delle patologie croniche legate alla vecchiaia.
Il lavoro da fare è sicuramente molto, con una impostazione articolata e radicata sul territorio, per graduare gli interventi sulla condizione specifica dell’assistito anziano, cercando di mantenerne fin quando possibile l’autonomia, la permanenza a casa propria, in residenze comunitarie (semi resindenzialita’) adatte.
Comunque in tutto il sistema si dovrà intervenire con nuove risorse, aumentando personale e competenze. Altro aspetto non secondario: verranno creati nuovi posti di lavoro, creando in questo modo un legame concreto di solidarietà tra generazioni.