Una corretta alimentazione, una oculata gestione delle proprie risorse finanziarie, conservare la salute non solo del corpo ma anche della mente: queste le piste lungo le quali si articola il cosiddetto “invecchiamento attivo", con le associazioni di volontariato (in collaborazione con i Comuni e l’Amministrazione regionale) impegnate a promuovere incontri su tematiche specifiche.
Perché se è vero che gli anziani si scoprono sempre più come risorsa per le famiglie in questi tempi di crisi, è anche opportuno pensare concretamente ed attivamente a salvaguardare la loro condizione in una società che per molti versi può risultare difficile se non ostile agli stessi.
Ci sono incontri si occupano di prevenzione delle truffe di cui spesso gli anziani sono vittime (dai conti correnti bancari alle bollette delle utenze con contratti capestro); altri che mettono a tema la questione del cibo; altri ancora che si propongono di spezzare i vari cerchi di solitudine entro i quali l’anziano progressivamente cade.
Altro fronte è quello dell’educazione al digitale: in molte realtà locali (in particolare presso le biblioteche comunali) si svolgono corsi specifici adatti a quanti sono alle prime armi, soprattutto per l’utilizzo degli strumenti ormai indispensabili come quello della Identità Digitale.
Opportunità da cogliere quindi, ma anche da inquadrare in un contesto che riscopra sempre più e rilanci la dimensione dell’anziano, nella dignità della persona, nella sua interezza, nella sua complessità, nella sua capacità di essere sintesi di tradizione e di apertura al futuro.
L’associazionismo cattolico, come le ACLI, ha questa specificità che fa veramente la differenza: oltre le statistiche, e piani di intervento sociale, con un occhio di riguardo agli invisibili della terza età: quelli che non “riescono” a farsi vedere, ascoltare e … aiutare.
Un numero crescente, dicono gli operatori sociali, che testimonia un disagio diffuso nelle nostre comunità e che, a ben pensare, ci impoverisce tutti.