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Articoli filtrati per data: Aprile 2025

Le prestazioni previdenziali INPS per l’invalidità a favore dei lavoratori sono due: l’assegno di invalidità e la pensione di inabilità 

L’assegno ordinario di invalidità è una prestazione economica, erogata dall’INPS a domanda, che spetta al lavoratore la cui capacità lavorativa è ridotta a meno di un terzo a causa di infermità fisica o mentale. 

Per presentare la domanda, è necessario richiedere al proprio medico il certificato telematico Mod. SS3. Con la copia del certificato medico e l’ultima dichiarazione dei redditi personale e del coniugerivolgiti alla sede del Patronato ACLI più vicina che trasmetterà la domanda all’INPS e ti assisterà per tutti gli adempimenti successivi. 

I requisiti 

– Requisito sanitario: può richiedere l’assegno chi, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, abbia la capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo. 

– Requisito contributivoper presentare la domanda bisogna avere maturato almeno 260 contributi settimanali (cinque anni di contribuzione e assicurazione) di cui 156 (tre anni di contribuzione e assicurazione, anche non consecutivi) nel quinquennio precedente la data di presentazione della domanda. 

L’assegno ordinario di invalidità 

  • È compatibile con l’attività lavorativa e non è necessario cessarla per richiederlo. 
  • Il diritto alla prestazione può essere perfezionato anche con contribuzione estera maturata in Paesi dell’Unione europea o in Paesi extracomunitari convenzionati con l’Italia. In tal caso, l’accertamento del diritto a pensione può essere effettuato con la totalizzazione internazionale dei periodi assicurativi italiani ed esteri. In questo caso però, l’importo dell’assegno verrà calcolato in proporzione ai contributi accreditati nell’assicurazione italiana ed alle retribuzioni corrispondenti. 
  • L’assegno di invalidità ha validità triennale. Il titolare dell’assegno può chiedere il rinnovo prima della data di scadenza e, dopo tre riconoscimenti consecutivi, l’assegno di invalidità è confermato automaticamente, salvo le facoltà di revisione da parte dell’INPS. 
  • Al compimento dell’età pensionabile, ed in presenza di tutti i requisiti, l’assegno ordinario di invalidità viene trasformato in pensione di vecchiaia. 

Decorrenza 

L’assegno ordinario di invalidità decorre dal 1° giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda se risultano soddisfatti tutti i requisiti sia sanitari che amministrativi. 

La domanda 

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fonte - www.patronato.acli.it 

 

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Sia nella letteratura medica che nella pratica quotidiana di molte persone di ogni età è stato sperimentato l’effetto benefico del fare ed ascoltare musica

Ormai è un dato acquisito che il nostro benessere è strettamente correlato con il giusto rapporto tra mente (emozioni, passioni e interessi) e corpo (corretto funzionamento di tutti gli organi, equilibrio delle componenti biochimiche): non stupiscono quindi che anche le più recenti ricerche in campo sociosanitario mettano in evidenza l’importanza della musica come esperienza vitale per la persona di ogni età.

Questo vale soprattutto per gli anziani che devono difendersi da maggiori fragilità fisiche e psichiche.

In pratica, suonare uno strumento (ritornando magari a passioni di gioventù…), cantare in un coro, o semplicemente riservare ogni giorno un po’ di tempo per ascoltare musica, è il modo giusto per riequilibrare il sistema nervoso, combattere lo stress, regolarizzare il ritmo cardiaco e la pressione del sangue. Provare per credere, lo dicono gli esperti… Ed ha come effetti collaterali solo sensazioni piacevoli e positive.

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La settimana scorsa il Consiglio Superiore della Magistratura all’unanimità ha nominato presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano. I mezzi di comunicazione hanno dato ampio risalto alla notizia, sottolineando come sia la prima volta di una donna in questo ruolo apicale. Ma la stessa presidente Cassano qualche anno fa aveva affermato come “l’effettiva parità sarà stata raggiunta quando cesserà di fare notizia la nomina di una donna in una posizione di vertice”. Un obiettivo, purtroppo, evidentemente ancora lontano.
Sicuramente tale nomina rappresenta un fondamentale passo in avanti in quel lungo percorso, iniziato sessant’anni fa, con l’ingresso delle prime donne in magistratura.
“Risale al 1963, infatti – spiega la coordinatrice Donne delle ACLI di Vicenza aps, Elisabetta Zanon – una norma che sancisce l’accesso femminile a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la magistratura, nei vari ruoli, carriere e categorie, senza limitazione di mansioni e di svolgimento della carriera”.
Con una norma del 1919 le donne erano state ammesse, a pari titolo degli uomini, all’esercizio delle libere professioni e di tutti gli impieghi pubblici ad eccezione di quelli che implicavano poteri pubblici giurisdizionali o l’esercizio di diritti e di potestà politici o che attenevano alla difesa militare dello Stato.
“Molta strada è stata fatto. Al 30 giugno 2022 le donne in magistratura erano 4952 (55% del totale). In altri ambiti, anche privati, la situazione è simile. Le donne – prosegue la coordinatrice Zanon – sono oggi presenti in alte percentuali in quasi tutti i settori lavorativi ed il tasso di occupazione femminile in Italia nel 2021 (dati Ocse) ha raggiunto il 50% e sono in continua crescita le professionalità qualificate: gli ultimi dati forniti dagli Ordini professionali fanno registrare rilevanti incrementi delle iscritte”.
Da un recente studio dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere emerge che la maggioranza delle donne rimane ai margini della carriera, senza riuscire ad occupare posizioni dirigenziali e apicali. In Italia, ad esempio, prescindere dal settore economico di riferimento, solamente il 13,4% dei Ceo delle maggiori società quotate è donna, a fronte dell’86,6% maschile.
“Tale limite è dovuto ad un insieme di fattori – prosegue la coordinatrice Zanon – che frenano il progredire nelle carriere femminili. Si passa dagli ostacoli di natura culturale come le discriminazioni di genere, la scarsa valorizzazione del merito, la maternità e il lavoro di cura familiare intesi come limite, a quelli di natura strutturale come le carenze di misure e servizi per conciliare i tempi di vita e lavoro e la poca flessibilità organizzativa”.
I molteplici citati intralci condizionano in maniera massiccia anche il livello di stipendi e guadagni delle donne.
“È sempre più di attualità il tema del doloroso divario retributivo di genere. Basti pensare – conclude la coordinatrice Zanon – che le donne dirigenti d’azienda guadagnano in media il 30% in meno rispetto ai loro compagni di lavoro e le avvocatesse addirittura meno della metà dei loro colleghi uomini.
Le azioni legislative intraprese dall’Italia per la parità, l’equità di genere e l’inclusione contro ogni forma di discriminazione, anche sotto la spinta europea, sono state molteplici in questi anni. Per una maggiore e migliore occupazione e realizzazione femminile si auspica il potenziamento di tali misure ed il varo di sempre più consistenti interventi che portino ad una possibile e reale conciliazione tra vita lavorativa, privata e familiare ed al necessario smantellamento del pesante stereotipo di genere secondo il quale il lavoro di cura, l’educazione dei figli e l’assistenza ai genitori anziani è sempre e solo una cosa da donne”.

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Dal 1° febbraio l’INPS, come informa il messaggio 422 del 27 gennaio, ha aperto i canali per trasmettere la domanda ai fini del contributo mensile destinato ai genitori disoccupati o monoreddito che hanno a carico figli disabili. L’identikit del contributo era stato già tracciato dall’INPS nella Circolare 39 del 2022. Si tratta in buona sostanza di un “assegno” mensile vincolato a precisi paletti economici, tra cui ad esempio il valore ISEE (per il calcolo ISEE è possibile rivolgersi alle sedi CAF ACLI o usufruire dell'assistenza online tramite l'area myCAF).

Bonus figli disabili: come fare domanda

Per farne richiesta in relazione all’anno 2023 (che in base alla normativa dovrebbe essere l’ultimo per cui sarà erogato) ci sarà tempo fino al 31 marzo. La domanda può essere fatta o tramite l’INPS (dal portale web, se muniti di SPID/CIE/CNS o dal Contact center al numero verde 803.164 da rete fissa o 06.164.164 da rete mobile a pagamento) oppure tramite enti di Patronato (clicca qui per cercare la sede più vicina del Patronato ACLI). Vediamo allora di riassumere in breve i punti essenziali del contributo.

Bonus figli disabili: chi può chiederlo

L’erogazione spetta ai genitori residenti in Italia (per gli extracomunitari vale il permesso di soggiorno) e facenti parte di “nuclei familiari monoparentali”, cioè nuclei familiari caratterizzati dalla presenza di quel solo genitore, il quale deve trovarsi in una delle seguenti condizioni:

  • disoccupato, cioè “privo d’impiego oppure con un reddito da lavoro dipendente che non superi 8.145 euro annui o 4.800 euro annui da lavoro autonomo”;
  • oppure “monoreddito”, nel senso che il genitore deve ricavare “tutto il proprio reddito esclusivamente dall’attività lavorativa, sia essa prestata a favore di uno solo o di una pluralità di datori di lavoro, oppure che sia percettore di un trattamento pensionistico previdenziale” (quindi, ad esempio, se il genitore avesse un reddito complessivo derivante solo in parte dalla sua attività lavorativa, e per la parte restante da altre fonti non lavorative come la locazione di una casa messa in affitto, non sarebbe considerato “monoreddito”).

 

Bonus figli disabili: serve l’ISEE

Quanto ai requisiti, che in parte abbiamo già elencato, c’è sicuramente da menzionare:

  • l'ISEE (in caso di figli con meno di 18 anni va fatto un ISEE minori), il cui valore non può superare quota 3.000 euro;
  • va poi specificato che la disabilità del figlio a carico deve essere riconosciuta “in misura non inferiore al 60 per cento”.

 

Bonus figli disabili: a quanto ammonta

“In caso di accoglimento della domanda – scrive l’INPS nella Circolare 39/2022 – il contributo sarà liquidato, con cadenza mensile, per un importo pari a 150 euro al mese e sarà riconosciuto dal mese di gennaio per l’intera annualità. Nel caso in cui il genitore abbia due o più figli a carico con una disabilità riconosciuta in misura non inferiore al 60 per cento, l’importo riconosciuto sarà pari, rispettivamente, a:

  • 300 euro mensili, nel caso di due figli;
  • 500 euro mensili, nel caso in cui i figli siano più di due”.
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Lunedì, 20 Febbraio 2023 08:27

Ape Sociale: Prorogata per tutto il 2023

La Legge di Bilancio 2023 ha disposto una nuova proroga dell’Ape Sociale, “Anticipo pensionistico”, solo per l’anno 2023.

Attenzione però alle scadenze per la certificazione del diritto: la domanda di certificazione del diritto deve essere presentata entro il 31 marzo 2023 o il 15 luglio 2023. 

Cos’è l’Ape Sociale?

È un’indennità che permette di ritirarsi dal mondo del lavoro e che “accompagna” i richiedenti fino all’età prevista per la pensione di vecchiaia (67 anni). Può essere richiesta da tutte le categorie dei lavoratori dipendenti, autonomi (artigiani, commercianti e coltivatori diretti) e dagli iscritti alla Gestione Separata. 

Quali sono i requisiti? 

Per poter richiedere l’indennità, sono stati fissati dei requisiti generali e altre condizioni più soggettive:  

  • dal punto di vista anagrafico, l’APE Sociale è rivolta a coloro che abbiano almeno 63 anni di età; 
  • dal punto di vista assicurativo, i richiedenti devono poter far valere alternativamente:

1) almeno 30 anni di contributi (disoccupati, invalidi civili con grado di invalidità maggiore al 74% e i cosiddetti “caregivers” cioè chi si occupa di assistere un familiare “in situazione di gravità”); 

2) almeno 36 anni nel caso siano stati lavoratori addetti ad attività “gravose” (per alcune specifiche categorie di lavori “gravosi” previste dalla normativa, il requisito è fissato a 32 anni di contributi).  

Per le donne che si trovano nelle situazioni di stato di disoccupazione o di occupazione in lavori “gravosi”, i suddetti requisiti contributivi sono ridotti di 12 mesi per ogni figlio, per un “bonus” massimo di due anni. 

Nello specifico i requisiti più soggettivi richiesti, oltre a quello contributivo, sono i seguenti: 

  • Disoccupati che abbiano:

– cessato il rapporto di lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o per risoluzione consensuale e percepito integralmente l’indennità di disoccupazione NASPI; 

– avuto un periodo di lavoro, nel triennio precedente alla data di cessazione, della durata di almeno 18 mesi. 

  • Lavoratori che, al momento della richiesta e da almeno 6 mesi, assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap “in situazione di gravità”, oppure un parente o un affine di secondo grado, quando tale soggetto abbia i genitori o il coniuge ultrasettantenni, anche essi invalidi. 
  • Lavoratori con riconoscimento di invalidità civile pari almeno al 74 %. 
  • Lavoratori inseriti nelle categorie di attività “gravose”, possono richiedere l’indennità dell’APE Sociale se hanno svolto per sette anni, nell’ultimo decennio, o per sei anni negli ultimi sette, una delle attività previste specificatamente dalla normativa. 

Scadenza delle domande 

Per fare la domanda di APE Sociale è necessario verificare preventivamente il diritto: chi ritiene di perfezionare i requisiti per l’indennità entro il 31 dicembre 2023, deve presentare domanda di certificazione del diritto tassativamente entro il 31 marzo 2023 o il 15 luglio 2023. 

La stessa richiesta di certificazione ha come ultima scadenza anche la data del 30 novembre 2023 ma il rischio è che i fondi economici che alimentato il pagamento dell’indennità possano esaurirsi e, quindi, anche nel caso in cui viene riconosciuto il diritto, la prestazione dell’Ape Sociale non venga liquidata 

Come fare la domanda

Gli operatori del Patronato Acli sono a disposizione per verificare l’eventuale diritto a chiedere l’APE Sociale! È possibile fissare un appuntamento telefonando allo 0444/955002.

fonte www.patronato.acli.it

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UNA MAPPA PER CAPIRE MEGLIO E PER TROVARE IL SOSTEGNO GIUSTO ALLE PROPRIE NECESSITA’

Si va dallo sconto diretto nella bolletta della luce e del gas, al contributo per l’uso dei mezzi di trasporto a favore di studenti e lavoratori, alle agevolazioni per l’acquisto di auto elettriche o di auto nuove a ridotto impatto ambientale.

Ma anche la casa da ristrutturare o da acquistare (in particolare per le giovani coppie) rientra in questo pacchetto di sussidi messo in atto (o rinnovato) dal corrente anno.

Al centro di questa rinnovata strategia di interventi sociali c’è l’assegno unico universale (rivolto a tutte le famiglie con figli a carico) per il quale l’ISEE serve per quantificare concretamente i benefici contributivi e fiscali.

Guarda l'approfondimento Video

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La Legge di Bilancio 2023 riconferma la possibilità di pensionamento anticipato con “Opzione Donna” fissando la nuova data di perfezionamento dei requisiti al 31 dicembre 2022.  Ma la legge ha ristretto le categorie di possibili beneficiarie. 

Quali sono i requisiti per l’accesso alla pensione “Opzione Donna” 

1) Requisito contributivo: anzianità contributiva di almeno 35 anni entro il 31/12/2022.

2) Requisito anagrafico: almeno 60 anni di età entro il 31/12/2022. Tale requisito è ridotto ad almeno 58 anni di età per le donne che hanno avuto 2 o più figli o 59 anni di età per le donne che hanno avuto un solo figlio.

 

3) Appartenenza ad una delle seguenti categorie: 

– Caregiver

Lavoratrici che alla data di richiesta della pensione assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente al quale sia stato riconosciuto lo stato di handicap ai sensi dell’art. 3, comma 3 della Legge 104/1992, oppure un parente o un affine di secondo grado, sempre convivente e con handicap, i cui genitori o il coniuge abbiano più di 70 anni o siano in uno stato invalidante o siano deceduti.

– Invalide civili

Con una percentuale riconosciuta pari o superiore al 74 %.

– Lavoratrici licenziate

Da aziende ufficialmente in stato di crisi con procedure aperte presso il Ministero del Lavoro. 

Una consulenza personalizzata 

Andare in pensione con “Opzione Donna” è una scelta da valutare attentamente, soprattutto per quanto riguarda l’importo del trattamento pensionistico, inferiore a quello degli altri trattamenti: fare questa scelta senza essere consapevoli di ciò, può comportare problemi nella sfera delle future condizioni economiche personali e della propria famiglia 

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Salgono del 9,2% le retribuzioni dei lavoratori domestici 2023. In arrivo un bonus di 1500 euro per le famiglie

Dopo il mancato accordo tra le associazioni datoriali Domina e Fidaldo e i sindacati dei lavoratori domestici Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil e Federcolf sugli aumenti retributivi 2023 per il lavoro domestico, il Ministero ha definito l'adeguamento automatico, in base all’80% del valore dell’inflazione per le retribuzioni minime, e al 100% sul valore di vitto e dell’alloggio.

Gli aumenti per gli stipendi di colf, badanti e baby-sitter saranno quindi essere pari al 9,2%

Gli importi per le indennità di vitto e alloggio dei lavoratori conviventi saliranno invece dell'11,5%

Le associazioni che rappresentano le famiglie datrici di lavoro domestico chiedevano che gli aumenti non superassero quanto previsto dal governo per l'adeguamento delle pensioni all’inflazione, cioè il 7,3%, e che comunque gli aumenti fossero scaglionati nel corso dell'anno.

I sindacati dei lavoratori reclamavano invece l'applicazione di quanto previsto dal contratto nazionale con la perequazione piena, da gennaio 2023, sottolineando che i lavoratori domestici hanno comunque tutele inferiori a quelle di altri lavoratori dipendenti per malattia, maternità, e pensioni, evidenziando inoltre che gli aumenti più importanti riguardano le assistenti familiari conviventi, che sono solo il 23% del totale dei lavoratori.

Attualmente il minimo stipendio orario previsto dal CCNL è pari a 4,83 euro per il livello A, mentre il valore massimo della retribuzione per badanti che fanno assistenza a persone non autosufficienti arriva a 8,33 euro orari (1.598 euro mensili per un contratto a tempo pieno).

Un nuovo contributo di 1.500 euro alle famiglie per lavoro domestico è previsto dal PNRR, i cui criteri e forma di erogazione sono in corso di definizione.

 

 

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Per luce e gas ci sono  bonus sociali la legge di bilancio 2023 fissa la nuova soglia ISEE a 15.000 (nel 2022 erano 12.000).

Da molti anni sono in vigore per le famiglie a basso reddito alcune forme di agevolazione sui costi dell'acqua, luce e gas: i bonus sociali o bonus bollette. In sostanza i nuclei con reddito basso hanno diritto a tariffe agevolate fissate dall'ARERA, l’agenzia per la regolazione dei costi dell'energia. Dal 2021 tali agevolazioni non devono più essere richieste ma sono applicate automaticamente presentando la DSU per l'ISEE all'Inps, che fornisce direttamente i dati alle autorità preposte.  Per il primo trimestre dell’anno 2023, sono stanziate le risorse ( 2.400 milioni di euro complessivamente tra elettricità e gas) sulle quali l’ARERA definirà gli interventi concreti

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Dopo la lunga trafila della Legge di Bilancio, il Superbonus del 2023 riparte dal 90%. La vecchia super-aliquota del 110 tramonta così dai radar, vista la modifica introdotta in manovra. Sì, ma non per tutti. Il 110 sopravvivrà infatti per alcuni, in virtù della proroga – molto dibattuta e sofferta – che alla fine il ministro del MEF Giorgetti aveva confermato a dicembre dopo settimane di smentite e tira-molla istituzionali. Proroga sì, poi no. Anzi sì. L’altalenante questione ruotava appunto sulla scelta se mantenere o meno – e soprattutto per chi e con quali criteri – la maxi formula del 110%, che su larga scala era comunque destinata all’estinzione a partire dal 1° gennaio.

Superbonus 110: per chi vale la proroga?

Vediamo quindi chi potrà ancora beneficiare del “vecchio” Superbonus. Una premessa però è d’obbligo: i giochi ormai sono fatti, quindi non sarà più possibile adesso per il 110 “aggregare” ulteriori beneficiari dell’ultima ora. Insomma, chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato. Le condizioni erano differenziate fra possessori privati e aree condominiali.

Superbonus 110: cosa occorre per applicare la proroga?

Per i possessori privati, infatti, la dead-line era stata fissata al 25 novembre 2022, termine entro il quale i titolari delle abitazioni private dovevano presentare la CILA dei lavori in programma per il 2023. Tale adempimento avrebbe quindi garantito/garantirà loro la possibilità di detrarre le spese dei lavori col 110 anziché con l’aliquota abbassata al 90%.

Discorso diverso invece per i condomìni. Nel caso infatti dei lavori sulle aree comuni la proroga prevedeva, per quanto riguarda la CILA, tempi più permissivi dato che il termine di consegna della Comunicazione di inizio lavori era stato spostato fino al 31 dicembre 2022. A questo però andava aggiunta una condizione in più, cioè l’aver approvato la delibera assembleare sull’esecuzione dei lavori entro la data del 18 novembre 2022.

Detto altrimenti: potevano presentare la CILA entro il 31/12, e quindi garantirsi la detrazione del 110 anche nel 2023, solo quei condomìni che avessero dato l’ok in assemblea ai lavori entro il 18/11. Facevano infine eccezione quei condomìni la cui delibera fosse stata approvata anche dopo il 18/11, e comunque entro il 24 novembre, ma in questi casi la consegna della CILA doveva per forza avvenire non oltre il 25 novembre. In tutti gli altri casi non contemplati, addio 110 e “benvenuto”, si fa per dire, 90%.

 

PER INFORMAZIONI CONTATTARE I NUMERI DI TELEFONO 0444/870700 oppure 0444/955002 ovvero inviare una e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

fonte:www.caf.acli.it

 

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