Articoli filtrati per data: Settembre 2024

A partire da gennaio 2022 è previsto un contributo di 1.000 euro per i lavoratori fragili che si sono assentati dal lavoro nel 2021 per oltre un mese ed hanno superato il limite massimo di assenza indennizzabile per malattia. 

A chi spetta

La misura, istituita dalla legge di bilancio, è rivolta ai lavoratori definiti “fragili” dalla legge, ovvero i lavoratori in possesso di una certificazione rilasciata dai competenti organi medico legali, che attesti una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, inclusi i lavoratori con disabilità gravi debitamente certificate. Inoltre sono considerati fragili quei lavoratori che, a causa di una patologia preesistente, sono esposti al rischio di un esito grave o infausto dell’infezione da COVID-19. 

Il bonus di 1.000 euro spetta ai lavoratori fragili del settore privato che nel corso del 2021, non potendo svolgere la propria attività in regime di smart working, hanno usufruito dell’assenza equiparata a ricovero ospedaliero (come previsto dalla normativa), certificata dalle competenti autorità sanitarie. 

Ulteriore requisito per poter beneficiare del bonus è di aver raggiunto il limite massimo indennizzabile per malattia. 

Il contributo è a carico dell’INPS, a cui bisognerà presentare domanda oltre ad autocertificare il possesso dei requisiti. 

I nostri operatori sono pronti a darti assistenza :  Prenota il tuo appuntamento ti aspettiamo!

Fonte: Alberto Meli - Patronato acli Nazionale

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La maggioranza degli italiani ha fiducia nei medici e nei ricercatori. A sorpresa, il sesso forte è quello femminile

 

Varie volte, in questi mesi di pandemia da Covid-19 abbiamo sentito o letto affermazioni come “Dopo il Covid la sanità non sarà più la stessa". Se lo augurano i pazienti, che hanno toccato con mano pregi e difetti del servizio sanitario nazionale, lo auspicano anche quanti operano nelle strutture sanitarie, in primis negli ospedali, che hanno dovuto far fronte alle ripetute ondate pandemiche e al carico di pazienti critici da curare. 

Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è stata ridisegnata la sanità del futuro. Ma gli italiani come vorrebbero essere curati? Il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), nel giugno dello scorso anno, lo ha chiesto a un campione rappresentativo di cittadini e di operatori sanitari e nei giorni scorsi è stato reso pubblico il "Rapporto sul Servizio Sanitario voluto dagli italiani", elaborato in collaborazione con Janssen Italia, del Gruppo Johnson & Johnson, (azienda farmaceutica che ha prodotto uno dei vaccini anti-Covid-19).

La ricerca evidenzia l'interesse e l'attenzione dei cittadini verso  la propria salute, a partire dalla relazione con il medico, in cui 9 italiani su 10 ripongono fiducia. Oltre 9 intervistati su 10 hanno fiducia nei ricercatori scientifici e ritengono che la spesa pubblica in ambito salute rappresenti un investimento e non un costo. Risulta molto alta anche la percentuale di chi nutre fiducia nel servizio sanitario della propria regione (73,2%) e il 61% degli italiani è convinto che nei prossimi anni grazie alle lezioni apprese dalla pandemia la nostra sanità migliorerà. E che, affinchè questo avvenga, sarà indispensabile "costruire la cura intorno al paziente": il 94,3% degli intervistati auspica una maggiore personalizzazione delle cure e il 92,9% auspica che i percorsi di cura, dal domicilio, al territorio fino agli ospedali, siano organizzati  sulle esigenze del paziente. Questo "Rapporto" dunque rilancia un tema, la "personalizzazione delle cure", che oltre ad essere declinato  sul versante di una centralità del paziente nella gestione dei percorsi di cura e di assistenza nel territorio e negli ospedali, rappresenta anche sul piano della ricerca medica e scientifica, un obiettivo prioritario della medicina contemporanea. La ricerca di una maggiore appropriatezza in tutte le fasi del processo di cura è alla base sia della medicina di genere, basata sull’influenza del genere femminile o maschile sulla fisiologia, fisiopatologia e sulla clinica delle malattie, sia della medicina personalizzata che si fonda sulla possibilità di personalizzare le terapie e l’utilizzo dei farmaci tenendo presente oltre al sesso, la sequenza genomica dei pazienti e del loro ambiente di vita e lavoro. Negli ultimi trent’anni, grazie alle fondamentali innovazioni sviluppate nel campo della biologia molecolare e delle biotecnologie, della genetica e dell’informatica, sono stati fatti importanti passi avanti in questa direzione, di un approccio globale alla prevenzione, alla diagnosi, alla cura e al monitoraggio delle malattie basato sulle caratteristiche genetiche e non solo, di una persona. L’idea di fondo è che il genoma di ciascun individuo, interagendo con l’ambiente, conferisca caratteristiche uniche a patologie complesse che possono così essere diagnosticate e curate in maniera più efficiente ed efficace.

All’inizio degli anni 90, l’avvio del progetto di mappatura del genoma umano ha dato una spinta fondamentale alla medicina personalizzata. Ben presto ci si è resi conto che la conoscenza dei singoli geni da sola non basta a definire o predire l’insorgere di una malattia. Sono necessarie molte altre informazioni legate alle caratteristiche del genoma e alla sua “espressione” cioè alla relazione con l'ambiente. Queste informazioni vengono studiate nelle “scienze omiche”, discipline che hanno per oggetto uno studio molto approfondito della cellula, consentono l'analisi sempre più dettagliata dei processi biologici e consentono lo sviluppo di terapie personalizzate, cioè più efficaci e sicure.

La medicina di genere e personalizzata, è oggetto di crescente attenzione da parte di studiosi e ricercatori, in diversi ambiti medico-sanitari, tra i quali la diagnosi e cura di malattie, neurologiche, cardiovascolari, reumatologiche, infettive e soprattutto oncologiche.  Tumori del sangue, dell'apparato respiratorio, gastrointestinale, urinario, genitale, delle ossa e delle parti molli, del sistema nervoso, della pelle: per tutte queste patologie è possibile proporre una medicina che offra il trattamento più indicato per il singolo paziente, tenendo conto della sua individualità, della sua storia medica e delle sue condizioni generali di salute, come pure delle caratteristiche biologiche specifiche del ‘suo’ tumore. E questo è già in parte il presente e sarà il futuro delle terapie oncologiche, avendo come obiettivo assicurare, attraverso le ricerche più avanzate di biologia molecolare, il trattamento giusto, nella modalità giusta, al paziente giusto e al momento giusto. E non di secondaria importanza è anche la possibilità di elaborare test di laboratorio che valutano vere e proprie “impronte digitali omiche”, cioè dei marcatori in grado di predire quanto un tumore sia aggressivo o quale sia la possibilità che generi metastasi.

Anche la pandemia da Covid-19 ha mostrato la necessità di studiare a fondo le diverse manifestazioni della malattia nel sesso maschile e femminile e di un approccio nuovo e diverso alla diagnosi e al trattamento delle malattie virali come quella ancora in corso. Nel mese di gennaio dello scorso anno la prestigiosa rivista Science ha pubblicato un articolo secondo  il quale il rischio di decesso per Covid-19 è 1,7 volte superiore tra la popolazione maschile in ogni fascia di età a partire dai 30 anni, rispetto alle donne. Lo studio, realizzato da ricercatori della Yale University, ha approfondito le possibili ragioni di questa diversa risposta all'aggressione da parte del patogeno e ha messo in evidenza l'intreccio di fattori genetici e ormonali in grado di spiegare questo sbilanciamento. La maggiore resistenza delle donne davanti alle infezioni non è comunque una novità ed è stata già osservata anche in altri coronavirus. Durante l’epidemia della SARS, il maggior rischio di ricovero e di morte tra i pazienti di sesso maschile era in linea con quanto si sta osservando oggi e nel caso della MERS, la Sindrome respiratoria medio-orientale (una malattia infettiva provocata sempre da un Coronavirus identificato per la prima volta nel 2012), caratterizzata da un elevato tasso di mortalità, i decessi erano del 52% tra gli uomini e del 23% tra le donne.  Ma non abbiamo ancora dei protocolli che ci dicano che la donna vada trattata in modo diverso rispetto ad un maschio. Anche se è probabile che nel giro di pochi mesi, studiando le differenze biochimiche e immunologiche di genere, i ricercatori saranno in grado di calibrare dosaggi e tipi di farmaci. La risposta ai vaccini è superiore nella donna rispetto all’uomo. È possibile che arriveremo a dire che le donne possano fare anche un dosaggio inferiore di vaccino.  

Spesso, quando le donne assumono farmaci, hanno un rischio di avere effetti avversi quasi doppio rispetto all’uomo. Tra i motivi per cui questo accade è che spesso il dosaggio è scelto preferibilmente sulla base di test clinici condotti soprattutto sui maschi. Inoltre, oggi sappiamo che le donne hanno un profilo farmacologico diverso rispetto agli uomini sia per assorbimento, sia per distribuzione, biotrasformazione ed eliminazione  del farmaco.  In altre parole, quello che succede al farmaco nell’organismo, dopo l’assunzione, può essere molto diverso tra uomo e donna e naturalmente influenzare sia l’entità degli effetti terapeutici sia degli effetti avversi

Uno dei primi esempi di farmacologia di genere è lo Zolpidem, un farmaco contro l’insonnia, per il quale nel 2011, sulla base di uno studio di genere fatto appositamente, l'FDA (Agenzia per gli alimenti e i medicinali del governo statunitense)  ha approvato due diversi dosaggi per gli uomini (3,5 mg) e per le donne (1,75 mg). Lo studio ha infatti evidenziato che le donne eliminano il farmaco dal sangue più lentamente ed è quindi sufficiente un dosaggio minore.

La, nostra conoscenza sulle influenze di genere sull’attività dei farmaci sta crescendo e consentirà di avere farmaci sempre più su misura, distinti per uomini e per donne e di usare meglio quelli già disponibili. Ci troviamo già ora nella cosiddetta era della medicina di genere, personalizzata e di precisione; stiamo dunque assistendo ad un incremento di attenzione da parte della ricerca e dell’opinione pubblica verso le differenze di genere e ci aspettiamo che, negli anni futuri, avremo sempre più esempi di farmaci il cui dosaggio é tarato per essere genere-specifico e personalizzato su ogni singolo individuo.

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Martedì, 22 Marzo 2022 09:06

Campagna fiscale CAF ACLI 2024

 

Il 730 è il modello utilizzato per la dichiarazione dei redditi per lavoratori dipendenti e pensionati.

La condizione necessaria per poterlo presentare è: aver avuto nell’anno precedente uno o più redditi da lavoro dipendente o assimilato (esempio la disoccupazione) e da pensione.

I MOTIVI PER COMPILARE IL 730 INSIEME AD UN CONSULENTE FISCALE CAF ACLI:

  • Acli Service Vicenza srl ha una competenza fiscale ventennale;
  • Con il nostro servizio puoi modificare ed integrare con facilità i documenti fiscali per godere dei benefici fiscali, riuscendo a presentare una dichiarazione dei redditi personalizzata e completa;
  • Firmando la delega per il visto di conformità, CAF ACLI si assume la responsabilità a quanto dichiarato sul modello 730;
  • Con l’iscrizione all’area riservata di MyCAF potrai accedere e consultare TUTTI i tuoi documenti fiscali in ogni momento e prenotare online il tuo appuntamento!.

Perché rivolgersi a CAF ACLI?

 
DETRAZIONI E DEDUZIONI
I nostri esperti fiscali sanno consigliarti al meglio sulle spese che possono essere portate in deduzione e detrazione - sono più di cento! - e che potrebbero dare diritto a una riduzione sull'imposta dovuta o a un credito.
 
RESPONSABILITÀ
Ci assumiamo la responsabilità di quanto dichiarato e rispondiamo direttamente in caso di controlli da parte dell'Agenzia delle Entrate.
 
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Abbiamo cura di conservare tutti i documenti per il tempo necessario previsto dalla legge in caso di controlli da parte dell'Agenzia delle Entrate.
 
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Per maggiori informazioni www.aclivicenza.it

 

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Fra riduzione della pressione fiscale, nuovi bonus al debutto e modifiche su bonus preesistenti, il 730/2022 colleziona una serie abbastanza ricca di novità. Si tratta chiaramente di effetti che andranno a incidere sui redditi e le imposte riferite all’anno 2021, e che già nei modelli dell’anno prossimo potremmo trovare mutati in riferimento al 2022 in corso (qui trovate tutti i riferimenti per avere assistenza da CAF ACLI).

Il capitolo della pressione fiscale che allenta la morsa sui redditi da lavoro dipendente è di certo uno dei “piatti forti” del nuovo menu. Parliamo in parole povere dell’ex Bonus Renzi (all’origine pari a 80 euro mensili in più) che dal 1° luglio 2020 il legislatore ha innalzato a 100, per un totale di 1.200 euro annui: quindi una sorta di “quindicesima” dilazionata sulle buste paga nell’arco dei 12 mesi. Tale beneficio, in riferimento all’anno 2021, è stato garantito ai lavoratori dipendenti con redditi complessivi fino a 28.000 euro, soglia che però già da quest’anno (quindi per i redditi 2022) è stata retrocessa a 15.000 euro annui.

Totale debutto, invece, è quello che segna l’ingresso nel 730 del Bonus Prima Casa destinato ai giovani under 36 con ISEE non superiore a 40.000 euro. Si tratta infatti di un’agevolazione istituita nel 2021 (valida per l’esattezza dal 26 maggio 2021 al 31 dicembre 2022) che comprende non solo delle facilitazioni economiche sul piano dell’accesso al credito per l’acquisto dell’immobile prima casa, ma presuppone anche la possibilità di godere in dichiarazione, per le sole compravendite soggette a IVA, di un credito d’imposta (quindi sostanzialmente una detrazione) pari alla stessa IVA corrisposta nella transazione, a meno che il credito non sia stato già fatto valere nel momento stesso dell’acquisto come sconto sulle imposte di registro, ipotecaria e catastale.

Per un bonus che debutta, ce n’è qualche altro che si modifica. È il caso ad esempio del Superbonus 110, che nel 2021 ha aggiunto alla schiera dei cosiddetti lavori “trainati” (ovvero quelli detraibili col 110, ma solo se annessi a uno o più interventi “trainanti”) l’eliminazione delle barriere architettoniche. Più esattamente, la conditio sine qua non per abbinare il 110 all’eliminazione delle barriere, è di eseguire quest’ultima – come spiega la guida dell’Agenzia – “congiuntamente” a interventi di messa in sicurezza antisismica oppure di isolamento termico delle superfici opache o di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale.

Anche altri due bonus vengono modificati come il 110, ma in questo caso sarebbe più corretto parlare di ritocchi che non di vere e proprie modifiche. Si tratta in primis del Bonus Mobili, il quale, per le spese sostenute nel 2021, ha visto alzarsi da 10.000 a 16.000 euro la soglia di spesa massima soggetta alla detrazione del 50%: in pratica coloro che nel 2021 dovessero aver speso fino a 16.000 euro, o anche di più, per nuovi arredi o elettrodomestici da collocare in abitazioni soggette a ristrutturazioni, potranno arrivare a detrarre al massimo fino a 8.000 euro; tuttavia, per converso, va anche notato come tale soglia sia stata subito “ricacciata” ai vecchi 10.000 euro dal legislatore della manovra 2022 (quindi con effetto pratico nel 730 del 2023).

L’altro ritocco cui accennavamo è quello applicato alla detrazione sulle spese veterinarie, il cui massimale di spesa detraibile è stato elevato per il 2021 da 500 a 550 euro (ricordiamo comunque che anche per le spese veterinarie agisce la franchigia di 129,11 euro che di fatto rende detraibile al 19% la sola quota di spesa compresa tra il superamento della franchigia e la soglia del massimale).

In ultimo possiamo annotare la presenza di un altro debutto, ovvero la nuova detrazione al 19%, entro una spesa massima di 1.000 euro, per l’iscrizione dei bambini/ragazzi tra 5 e 18 anni (la stessa fascia d’età prevista per la detrazione delle spese sportive) a “conservatori di musica, istituzioni AFAM (Alta Formazione Artistica, Musicale e coreutica) legalmente riconosciute ai sensi della legge 21 dicembre 1999, n. 508, o a scuole di musica iscritte nei registri regionali nonché a cori, bande e scuole riconosciuti da una pubblica amministrazione, per lo studio e la pratica della musica”, a condizione però che il reddito complessivo del genitore che detrarrà la spesa non sia superiore a 36.000 euro.

Fonte - Luca Napolitano www.caf.acli.it
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L’Assegno Unico Universale viene calcolato in base alla presenza nel nucleo familiare di figli minorenni o maggiorenni fino ai 21 anni e del valore del modello ISEE. 

I pagamenti 

In base alle istruzioni fornite dall’Inps, per le domande presentate dal 1° gennaio al 28 febbraio 2022 il pagamento è previsto a marzo (dal 15 al 21 del mese), mentre, per le domande presentate successivamente, il pagamento verrà effettuato il mese successivo alla presentazione delle stesse.   

Coloro i quali non hanno ancora presentato la richiesta, dovranno presentarla entro e non oltre il 30/06/2022 per non perdere gli arretrati di tale assegno dal 1° marzo 2022. 

Quanto spetta  

Per ciascun figlio minorenne spetta un importo pari a:  

  • 175 euro mensili in presenza di un modello ISEE pari o inferiore ai 15.000 euro;  
  • L’importo si riduce gradualmente, secondo le misure indicate nella tabella allegata al decreto, in corrispondenza di un modello ISEE pari a 40.000 euro;  
  • 50 euro mensili in presenza di un modello ISEE pari o superiore ai 40.000 euro.  

Per ciascun figlio maggiorenne fino al compimento dei 21 anni di età anagrafica spetta un importo pari a:  

  • 85 euro mensili in presenza di un ISEE pari o inferiore ai 15.000 euro;  
  • L’importo si riduce gradualmente, secondo le misure indicate nella tabella allegata al decreto, in corrispondenza di un modello ISEE pari a 40.000 euro;  
  • 25 euro mensili in presenza di un modello ISEE pari o superiore ai 40.000 euro.  

L’Assegno Unico Universale è una prestazione universalistica indirizzata a tutti i nuclei familiari a prescindere dalle condizioni economiche: in assenza di modello ISEE o in presenza di un ISEE superiore ai 40.000 euro, spetta la misura minima di assegno mensile.   

Fai con noi la tua domanda  

La domanda  deve essere  presentata  esclusivamente  in via telematica  all’INPS

I nostri operatori sono pronti a darti assistenza :  Prenota il tuo appuntamento ti aspettiamo!

Fonte: Katia Marazzina  - Patronato acli nazionale

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Alle prese con smartphone, tablet e computer, gli ultrasessantenni si stanno adeguando alle sfide digitali, per migliorare le relazioni sociali, vincere la solitudine, accedere a servizi di grande utilità. Tuttavia, bisogna fare attenzione anche agli aspetti pratici.

Alcuni consigli preziosi

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una forte evoluzione tecnologica e digitale in molteplici settori e particolarmente in quelli della informazione e comunicazione.

Le nuove generazioni “nascono” con lo smartphone, sono abili navigatori dei più svariati social network e costantemente connessi con il resto del mondo. E gli anziani? Come reagiscono le persone anziane nate e cresciute “con carta e matita” a questo costante bombardamento digitale? Forse ci sorprendiamo a scoprire che recenti ricerche mostrano che in Italia l’80% delle persone con più di sessant’anni ha utilizzato internet almeno una volta. Sicuramente è diversa la manualità con cui le persone più “mature” utilizzano i mezzi tecnologici rispetto alle nuove generazioni, ma gli anziani dimostrano una grandissima capacità di adattamento all’evoluzione della società, imparando a sfruttare in modo intelligente (forse più intelligente delle citate nuove generazioni..) i vantaggi che la tecnologia può offrire. Alcuni utilizzano il cellulare per tenersi in contatto con i famigliari che vivono lontano, altri imparano anche a mandare messaggi e ad effettuare videochiamate con l’estero, a inviare e- mail e fotografie. Questo ci fa capire l’importanza del telefonino (smartphone) per la persona anziana come potenziale strumento per combattere l’emarginazione sociale e l’isolamento. Gli over 65 si destreggiano bene anche con il computer, per  accedere ai servizi sanitari (come lo scaricamento dei referti on line o prenotare una visita medica) o gestire a domicilio apparecchiature sanitarie o logistiche digitali per l'assistenza propria o di congiunti, ma anche per fare acquisti sugli e-commerce e per chattare sui social network.

Secondo i dati delle ricerche, ad oggi il 50,3% degli italiani sono iscritti a Facebook e di questi l’11% sono anziani. Un’indagine svolta dall’agenzia regionale sanitaria delle Marche in collaborazione con una Università inglese ha dimostrato che gli anziani che utilizzano i social network si sentono meno soli e che l’utilizzo dei social da parte delle persone anziane abbasserebbe di circa il 30% il rischio di ammalarsi di depressione. Altri sondaggi ci informano che si stanno sempre più diffondendo, tra le persone anziane, gli abbonamenti e la lettura on-line dei quotidiani.   La pandemia da Covid-19 con i “lockdown” e le “zone rosse” ha dato un ulteriore impulso a queste forme di comunicazione digitale.

Una limitazione all'utilizzo da parte degli anziani di queste tecnologie è rappresentata da alcune patologie che sono più frequenti, se non esclusive, di questa tipologia di utenti. Non rari sono ad esempio i disturbi alle mani dovuti alla sindrome del tunnel carpale, alle contratture di Dupuytren, all'artrite reumatoide e all'artrosi delle articolazioni delle spalle e della colonna e ai diversi tipi di tremori. 

Un interessante articolo su “Harvard Health Letter”, (marzo 2022) della Harvard Medical School di Boston, fornisce qualche consiglio pratico per chi, anziano o no, deve gestire l’uso dei dispositivi digitali, pur avendo patologie alle mani o altre situazioni che rendano problematico il loro uso. Eve Kennedy-Spaien, esperta in programmi di gestione del dolore, presso l'ospedale di riabilitazione Spaulding affiliato ad Harvard spiega che “ il problema è il movimento ripetitivo delle dita su una tastiera o l'allungamento delle dita su un mouse per direzionarlo; con un telefono o un tablet, è critico il movimento ripetitivo con una mano e la presa sostenuta con l'altra”. La stessa esperta ricorda e consiglia alcune piccole strategie che possono sembrare ad un primo approccio di poco valore ma che in realtà possono diventare preziosi consigli comportamentali soprattutto quando si passa molto tempo ad utilizzare strumenti digitali per lavoro, per comunicare con famigliari e amici, per esigenze sanitarie o amministrative o anche solo per hobby.

Distribuisci il lavoro. “Scrivi solo con il pollice o con l'indice? Questo può portare a lesioni da uso eccessivo. Invece, distribuisci il lavoro tra le dita e le mani. E' utile alternare le dita che stanno facendo il lavoro". "Se usi il mouse solo con la mano destra, prova a usare qualche volta la mano sinistra. Oppure cambia la mano che usi per tenere uno smartphone."

Effettua pause “Utilizzare un computer o uno smartphone è un'attività sedentaria. Ti impedisce di essere attivo e limita il flusso di sangue alle tue mani, il che le rende più rigide e difficili da muovere. Per combatterlo, prenditi delle pause programmate prima ancora di sentire il bisogno di fermarti. Nel momento in cui le tue mani si lamentano, la situazione si è già aggravata e ci vuole più tempo per tenere sotto controllo il dolore e la rigidità e finisci per aver bisogno di una pausa più lunga", dice sempre Kennedy-Spaien. "Fai una pausa di cinque minuti dopo 45 minuti di attività. Alzati, bevi un sorso d'acqua o fai qualsiasi cosa che cambi completamente la tua posizione."

Mantieni flessibili i polsi e le mani “È importante mantenere i polsi e le mani agili.  Inizia dai polsi, tenendo fermi gli avambracci e muovendo lentamente i pugni in cerchio. Quindi, apri e chiudi delicatamente i pugni, allungando le dita se puoi”. E ancora: "Assicurati che le dita siano allineate e si muovano insieme e che nessun dito stia andando avanti o indietro rispetto agli altri, il che può accadere quando hai l'artrite", consiglia sempre Kennedy- Spaien.

Utilizzare la terapia del caldo o del freddo. Le terapie del calore e del freddo hanno usi diversi. Il calore è lenitivo e rilassa i muscoli. È utile prima di digitare o utilizzare il telefono per un periodo prolungato. "Fa bene alla rigidità ma non al gonfiore", dice Kennedy-Spaien. "Il calore umido si fa più profondo nei tessuti e nelle articolazioni. È possibile ottenere calore umido da ammolli caldi per le mani o utilizzando guanti termici umidi da microonde." Il ghiaccio è un antinfiammatorio e un antidolorifico. "È meglio per tendiniti o articolazioni gonfie e calde. E' un aiuto dopo aver usato le mani per molto tempo ". Prova un impacco di ghiaccio, guanti per la terapia del freddo (con le confezioni di gel che tieni nel congelatore) o immergere le mani in acqua ghiacciata. Limita le sessioni di terapia a 20 minuti, per evitare di danneggiare la pelle.

Evitare posizioni scomode della mano Tenere o muovere le mani in modi innaturali può causare dolore. Ad esempio, forse stai raggiungendo il mouse con solo il polso; torci il polso mentre tieni lo smartphone; o appoggi il portatile sulle dita. Tutte queste attività mettono pressione sulle articolazioni e sui piccoli muscoli. "Usa i muscoli più grandi, come l'intero braccio, per muovere il mouse e tenere il peso lontano dalle dita", suggerisce Kennedy-Spaien.

Per chi poi ha necessità di utilizzare per più ore ogni giorno apparecchi digitali, esistono anche alcuni strumenti che possono facilitare l’uso, sia intensivo che temporaneo: assistenti "virtuali" o funzionalità voce-testo che possono compiere in nostra vece determinate operazioni come inviare messaggi o e-mail tramite comandi vocali, archiviare etc..; un mouse comodo, uno stilo a presa larga, un supporto per smartphone, “poggiapolsi” di gel, una seduta comoda e attiva.

 

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“Le donne sono un motore economico fondamentale per la società di oggi e non solo per il lavoro di cura e assistenza. Di fronte alla disparità di genere che sta penalizzando le donne, a partire dal lavoro, è necessario ribadire il valore della presenza femminile nella società soprattutto in questo periodo di crisi”. Con queste parole la coordinatrice delle Donne Acli, Elisabetta Zanon, interviene portando la voce delle ACLI di Vicenza aps in occasione di una delle ricorrenze più sentite dall’Associazione.
E sull’esigenza di non dimenticare l’8 marzo, la coordinatrice Donne Acli di Vicenza, Elisabetta Zanon, è chiara: “è più che mai necessario che l’8 marzo resista come ricorrenza celebrativa della Donna, perché offre l’occasione di riflettere su temi e problemi economici e sociali che, ancora troppo spesso, non vengono presi in adeguata considerazione”.

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Lunedì, 07 Marzo 2022 10:47

Spese tracciabili detrazione Modello 730

Spese tracciabili: ai fini della detrazione nel Modello730, la legge non prevede che il contribuente beneficiario debba essere per forza lo stesso che ha eseguito il pagamento con carta/assegno ecc...
 
Se la fattura, la ricevuta o lo scontrino di spesa sono intestati a Tizio, non fa nulla se il pagamento tracciabile sia stato effettuato con un supporto elettronico intestato a Caio: la detrazione spetterà comunque a Tizio. Tale è la sostanza che si ricava da una risposta dell’Agenzia delle Entrate, in cui viene descritta una situazione nella quale il coniuge A figura formalmente come intestatario del documento di spesa, mentre è il coniuge B che materialmente ha effettuato la spesa tracciabile con la sua carta di credito.

Da qui la domanda: a chi va la detrazione? Può il coniuge A – intestatario del documento di spesa – portarsi in dichiarazione una spesa che di fatto è stata pagata da B? Secondo l’Agenzia delle Entrate sì, perché non viene meno la ratio sostanziale della norma, ovvero quella di “assicurare” l’effettuazione della spesa con metodi tracciabili, a prescindere da quale “tasca” venga poi effettivamente sborsato l’importo.

L’indicazione è di non poco conto, ovviamente in previsione dell’adempimento dichiarativo del Modello 730/2022 (per cui è possibile contattare CAF ACLI), in riferimento all’anno 2021. Ricorderete che dal 2020 è stato introdotto l’obbligo indistinto di effettuare con metodo tracciabile (vedi assegni, bonifici, bancomat, card elettroniche, app, ecc) le spese per cui in dichiarazione vale la detraibilità al 19%, salvo che per i medicinali e per le spese mediche in strutture pubbliche o private convenzionate col SSN.

L’obbligo, allora, nella testa del contribuente comporta il dubbio del supplemento documentale riferito alla spesa e della sua eventuale rilevanza ai fini del beneficio fiscale: se la spesa deve essere tracciata, servirà anche la ricevuta del bancomat? E il bancomat dovrà per forza essere intestato alla stessa persona che poi detrarrà l’onere?

Proprio su questo verte l’interpello dell’Agenzia che con estrema chiarezza risponde: “Si ritiene che l'onere possa considerarsi sostenuto dal contribuente al quale è intestato il documento di spesa (cioè in sostanza la fattura del negozio o della ditta, ndr), non rilevando a tal fine l'esecutore materiale del pagamento (cioè la persona titolare della carta, ndr) aspetto quest'ultimo che attiene ai rapporti interni fra le parti. Tuttavia, tenuto conto della ratio della disposizione in esame, occorre assicurare la corrispondenza tra la spesa detraibile per il contribuente ed il pagamento effettuato da un altro soggetto”.

Quindi, in parole povere, torniamo alla premessa: se la fattura – facciamo un esempio – di un dispositivo medico è intestata al coniuge A, ma l’importo del pagamento è partito materialmente dalla carta di credito di B, la detrazione può tranquillamente essere accreditata ad A, perché ciò che più preme al legislatore (la ratio della norma) non è tanto che vi sia corrispondenza fra chi acquista materialmente il bene e chi invece ne è l’intestatario, piuttosto che venga soddisfatto l’obbligo di tracciamento della spesa, a condizione ovviamente che tra la fattura/ricevuta di acquisto e lo scontrino del pagamento vi sia piena corrispondenza sull’importo.

Luca Napolitano - Sede Nazionale Caf Acli
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Lunedì, 07 Marzo 2022 09:18

BONUS ASILO NIDO 2022

E' possibile inoltrare domanda del “bonus asilo nido2022"

Cosa si ottiene?

importo del buono fino a un massimo di 3.000 euro sulla base dell’ ISEE minorenni, in corso di validità, riferito al minore per cui è richiesta la prestazione.

Il premio è corrisposto direttamente dall’INPS su domanda del genitore. 

Domanda da presentare entro il 31.12.

Chi può ottenere il bonus?

La domanda può essere presentata dal genitore di un minore nato o adottato  in possesso dei seguenti requisiti : 

  • cittadinanza italiana;
  • cittadinanza UE;
  • permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo (l’Istituto, in ottemperanza alle pronunce degli organi giudiziari ed in attesa delle definitive decisioni in materia, provvede – allo stato – all’esame delle domande presentate anche dai cittadini extracomunitari che non sono titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo);
  • carte di soggiorno per familiari extracomunitari di cittadini dell’Unione europea; (art. 10, decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30);
  • carta di soggiorno permanente per i familiari non aventi la cittadinanza dell’Unione europea (art. 17, d.lgs. 30/2007);
  • status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria;
  • residenza in Italia;
  • relativamente al contributo asilo nido, il genitore richiedente deve essere il genitore che sostiene l’onere del pagamento della retta;
  • relativamente al contributo per forme di assistenza domiciliare, il richiedente deve coabitare con il figlio e avere dimora abituale nello stesso comune.

Tutti i requisiti devono essere posseduti alla data di presentazione della domanda.

 In caso di adozioni o affidamenti preadottivi verrà presa in considerazione la data più favorevole tra il provvedimento di adozione e la data di ingresso in famiglia del minore, purché successivo al 1° gennaio 2016.

Domanda

Nel caso in cui il richiedente intenda accedere al bonus asilo nido si ricorda che, ai fini del rimborso, è necessario che la domanda sia presentata dal genitore che sostiene il pagamento della retta.

Il genitore richiedente dovrà specificare nella domanda se l’asilo nido frequentato dal minore sia pubblico o privato autorizzato e indicare, in tal caso, oltre alla denominazione e al codice fiscale della struttura, anche gli estremi del provvedimento autorizzativo.

Il richiedente dovrà indicare, inoltre, le mensilità relative ai periodi di frequenza scolastica compresi tra gennaio e dicembre 2021, per le quali intende ottenere il beneficio. Ciò permetterà di accantonare gli importi relativi ai mesi prenotati. Il sistema di acquisizione della documentazione non permetterà quindi di allegare documentazione per mensilità non specificate in fase di domanda, per le quali pertanto non sarà prenotato il budget. Nel caso in cui si intenda richiedere il bonus per mesi ulteriori rispetto a quelli già indicati, anche se per lo stesso minore, sarà necessario presentare una nuova domanda, anch’essa sottoposta alla verifica della disponibilità del budget stanziato. Alla presentazione della domanda dovrà essere allegata la documentazione comprovante il pagamento della retta relativa ad almeno un mese di frequenza per cui si richiede il beneficio oppure, nel caso di asili nido pubblici che prevedono il pagamento delle rette posticipato rispetto al periodo di frequenza, la documentazione da cui risulti l’iscrizione o comunque l’avvenuto inserimento in graduatoria del bambino. Conclusa la fase di allegazione contestuale e inserite tutte le informazioni richieste, la domanda sarà protocollata ai fini dell’impegno del budget richiesto. Le ricevute corrispondenti ai pagamenti delle rette relative ai mesi successivi dovranno essere allegate entro la fine del mese di riferimento e, comunque, non oltre il 1 aprile 2023.

 In ogni caso il rimborso avverrà solo dopo aver allegato la ricevuta di pagamento.

La prova dell’avvenuto pagamento potrà essere fornita tramite: ricevuta, fattura quietanzata, bollettino bancario o postale e, per i nidi aziendali, anche tramite attestazione del datore di lavoro o dell’asilo nido, dell’avvenuto pagamento della retta o trattenuta in busta paga.

Nel caso in cui una delle suddette ricevute sia relativa al pagamento di più mesi di frequenza, il file dovrà essere allegato rispetto ogni mese a cui si riferisce. (Esempio: al fine di ricevere il contributo per tutti i mesi compresi nell’intervallo, gennaio-marzo, l’eventuale fattura cumulativa andrà allegata con riferimento a ogni mensilità). Qualora, invece, per lo stesso mese siano presenti più fatture occorre allegarle in un unico file

La documentazione di avvenuto pagamento dovrà indicare:

  • la denominazione e la partita iva dell’asilo nido;
  • il codice fiscale del minore;
  • il mese di riferimento;
  • gli estremi del pagamento o la quietanza di pagamento;
  • il nominativo del genitore che sostiene l’onere della retta.

Domanda bonus per le forme di supporto presso la propria abitazione

Nell’ipotesi in cui si intenda accedere al bonus per l’introduzione di forme di supporto presso la propria abitazione, il genitore richiedente dovrà allegare, all’atto della domanda, un’attestazione rilasciata dal pediatra di libera scelta, che dichiari per l’intero anno di riferimento, “l’impossibilità del bambino a frequentare gli asili nido in ragione di una grave patologia cronica”. In tale ipotesi l’Istituto erogherà il bonus in un'unica soluzione.

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IL MEDICO DI FAMIGLIA DEVE CONSERVARE LA PROPRIA AUTONOMIA, IN UN RAPPORTO DI FIDUCIA CON I PAZIENTI E CON UNA PRESENZA CAPILLARE SUL TERRITORIO

 Nello scorso mese di gennaio è stato firmato l'Accordo collettivo nazionale (Acn) per la Medicina generale 2016-2018.  L’accordo è infatti relativo ancora al biennio 2016/2018 e  riguarda 40 mila Medici (sui totali 44.000 circa) di medicina generale perché è stato al momento sottoscritto dal sindacato maggioritario Fimmg (Federazione Italiana Medici Medicina Generale) e dalla Cisl Medici. Un traguardo importante dopo una lunga ed impegnativa trattativa e che contiene aspetti innovativi per la medicina del territorio ed è fondamentale per  colmare il ritardo accumulato in questi anni di emergenza pandemica in cui i Mmg ( molti dei quali sono tra i 370 medici deceduti per covid-19)  hanno lavorato senza Acn, e sono stati in prima linea con compensi inadeguati, e soprattutto “spesso sono stati lasciati soli e senza adeguati supporti da parte delle Aziende sanitarie” (Silvestro Scotti Segretario nazionale della Fimmg).

Abbiamo assistito in questi mesi di pandemia a dei grossi limiti e alle tante carenze della medicina territoriale che si è dimostrata sicuramente impreparata, in gran parte delle Regioni, a far fronte alla assistenza e alla cura dei pazienti, soprattutto degli anziani, colpiti dal Covid 19, molti dei quali sono deceduti. Ma nonostante questo, in base ai dati raccolti da un’indagine condotta da Euromedia research (giugno 2021), il 77,5% degli intervistati dimostra piena fiducia e considera il ruolo del Medico di famiglia centrale nella vita e nella quotidianità delle persone.

Tra le novità più importanti dell'accordo siglato c'è l’evoluzione del modello organizzativo territoriale attraverso l’istituzione su tutto il territorio nazionale delle Aggregazioni Funzionali Territoriali dei Mmg (AFT già previste in Veneto ormai da una decina di anni anche se non ancora completamente realizzate) vale a dire una decisa opzione per il lavoro di gruppo dei Mmg.

In questi mesi, inoltre, si è sviluppato un forte dibattito rispetto al rapporto di lavoro dei Mmg nelle Aziende sanitarie locali.

A sollevare il problema, che ha visto l'immediata opposizione dei sindacati dei Mmg, sono stati, nello scorso mese di settembre gli Assessori regionali alla salute che hanno firmato un documento in cui propongono il passaggio dei Mmg alla dipendenza alle Regioni o di accreditarli oppure infine di avviare un regime misto. Nel documento si fanno varie ipotesi sul futuro inquadramento dei medici ma viene ribadito anche un punto fermo che sembra essere in realtà incompatibile proprio con la dipendenza: il rapporto fiduciario con i pazienti deve restare perché tutti i cittadini continuino ad avere un medico di famiglia o un pediatra di riferimento. Il documento sostiene inoltre che l'obiettivo è di portare, quando possibile, le cure a casa dei cittadini o comunque vicino, in ambulatori e presidi sanitari presenti nelle città e nei paesi. In questo senso si stanno definendo, come è noto, le "Case della Comunità", l'unico modo, secondo gli Assessori regionali, per dare una risposta ai cittadini "anche perché è già stato avviato con i finanziamenti previsti nel PNRR, un investimento non indifferente su queste strutture". Gli Assessori regionali aggiungevano, sempre nel documento, che per come è organizzata oggi la medicina generale da un lato "non riesce ad essere valorizzata all'interno dei sistemi regionali, diventando un ostacolo al percorso di sviluppo e ristrutturazione". E dall'altro non consente di attuare un sistema di controllo adeguato considerato che per quanto riguarda la convenzione "non si contempla un sistema di valutazione che abbia delle effettive ricadute e possa costituire un incentivo". Ovvero non è possibile intervenire su chi sbaglia o non fa il proprio dovere.

 A sostegno della opposizione dei Mmg alla proposta degli Assessori regionali è arrivato in questi giorni il “Rapporto Mercer” coordinato dall' ex ministro del Wellfare Maurizio Sacconi, centrato proprio sulla  riforma della medicina territoriale, i cui risultati vanno nella direzione di  sostenere la posizione dei Mmg di continuare ad auto-organizzarsi e convenzionarsi senza passare alla dipendenza che si configurerebbe come compromesso perdente per loro e anche per i cittadini e per lo stesso Servizio Sanitario Nazionale.
Il documento - nel ricordare che
il Recovery Plan stanzia 7 miliardi per 1350 Case della Comunità dove ospitare Mmg e Pediatri ma anche Infermieri di comunità, Medici specialisti (cardiologo, pneumologo, diabetologo), Assistenti sociali, Logopedisti, Fisioterapisti- esplora l'ipotesi di trasformare il Mmg in pubblico dipendente. Scarta questa ipotesi perché il paziente, perderebbe la libertà di scelta e il rapporto fiduciario, non aderirebbe alle cure; inoltre i medici costerebbero di più sia perché godrebbero di ferie, permessi, assenze e sostituzioni a carico del Ssn, sia perché per l'Azienda Sanitaria crescerebbero gli oneri di conduzione di strutture e strumenti di sua proprietà. Tutto ciò, a fronte di orari di reperibilità più limitati per gli utenti, di scarsi incentivi data la ridotta quota di compenso legata alla performance, di minor tempo per la formazione continua, di rigidità strutturali nel garantire la prossimità fin qui offerta dagli studi "capillari". Inoltre secondo simulazioni l’Enpam che è l'ente di previdenza dei medici, con il passaggio a dipendenza, genererebbe nella Fondazione una voragine di ben 84 miliardi di euro.

Il Rapporto Mercer ipotizza una soluzione sul tipo delle “società tra professionisti-StP” previste dall' all'articolo 10 della legge 183/2011.  La figura giuridica della StP (Società tra Professionisti) iscritta all'ordine, consentirebbe a ciascuno dei medici partecipanti di convenzionarsi con il SSN "garantendo, nel rapporto fiduciario pure la qualità dei colleghi destinati a sostituirlo". Stipendio e contributi andrebbero al singolo professionista che partecipa alle spese della struttura. Non è esclusa però per la StP la possibilità di avvalersi di una cooperativa di servizio dei Mmg come quelle oggi esistenti per le attività di supporto e il contenimento dei costi di acquisto.

Anche la Fimmg, che, come detto, è il sindacato più rappresentativo dei Medici di famiglia, nei mesi scorsi ha elaborato un documento inviato alle istituzioni, con le proposte per una revisione della Medicina generale. I Medici di famiglia ribadiscono la disponibilità a ridiscutere nuove modalità operative ma "blindano" la capillarità degli studi e lanciano la proposta di una rete "Hub&Spoke" con le Case della Comunità (nel ruolo di Hub) previste dal PNRR, asserendo che solo mantenendo gli studi aperti in forma di Aggregazioni funzionali territoriali (Spoke) si riesce a preservare il rapporto fiduciario che li lega al paziente. "La medicina di famiglia - si legge nel documento - va vista in quanto Lea (Livello essenziale di assistenza) e a partire da questo presupposto va sostenuta come mai è stato fatto fino a oggi malgrado i proclami. Il convenzionamento è l'unico rapporto possibile”.

Questo del ruolo del Medico di medicina generale nella ormai imminente riorganizzazione della medicina territoriale, è dunque uno dei nodi centrali che va quanto prima risolto nell'interesse prioritario della assistenza sanitaria alle persone e della riuscita del processo stesso di riorganizzazione.

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