Articoli filtrati per data: Settembre 2024

l Bonus Trasporti è replicabile mese dopo mese. La precisazione, secondo quanto riportato sul Sole 24 Ore, è stata rilasciata dallo stesso ministero del Lavoro, il quale ha puntualizzato che il bonus – questo il virgolettato riferito dal Sole – “può essere chiesto ogni mese per il valore di euro 60,00”. Il chiarimento ha quindi un peso che cambia decisamente l’errata percezione che in molti si erano fatti, in primis coloro che già col mese di settembre pensavano di aver dato fondo al loro bonus individuale, senza la possibilità di poterlo rinnovare. In realtà non è così, ed ecco il perché.

Cominciamo anzitutto col dire che il Bonus, valido per i contribuenti che nel 2021 abbiano totalizzato un reddito imponibile non superiore a 35.000 euro (per la domanda tramite il sito del Lavoro è sufficiente un’autodichiarazione), conta su una dotazione finanziaria complessiva di 190 milioni di euro (cioè i 79 mln stanziati in origine dal primo Decreto “Aiuti”, più gli ulteriori 180 aggiunti successivamente col recente Dl “Aiuti-ter”). In pratica, ciascuno che nel 2021 abbia avuto un reddito fino a 35.000 euro potrà beneficiare dell’agevolazione sull’acquisto di abbonamenti mensili/annuali al trasporto pubblico, fin quando la dotazione finanziaria di 190 mln non si sia esaurita.

Detto questo, veniamo alla precisazione del ministero sulla quantità di volte in cui è possibile ripetere la domanda. L’equivoco nasce infatti da come il Bonus era stato “presentato” nel decreto operativo di fine luglio emanato da Lavoro, Finanze e Infrastrutture. Il testo diceva che “il buono è pari al 100 per cento della spesa da sostenere ed è riconosciuto nel limite massimo di valore in misura pari a 60 euro per ciascun beneficiario per l’acquisto, effettuato entro il 31 dicembre 2022, di un solo abbonamento, annuale, mensile, o relativo a più mensilità, per i servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale”.

Le parole, quindi, che avevano indotto molti, praticamente tutti, a pensare che il bonus potesse essere richiesto individualmente “one shot” fino a un importo massimo di 60 euro, erano appunto le seguenti: “per l’acquisto di un solo abbonamento, annuale, mensile, ecc”. In buona sostanza si era pensato che ogni persona avrebbe potuto giocarsi la propria carta una sola volta e per un solo abbonamento, a prescindere dalla durata.

A dissipare i dubbi non è servita nemmeno una faq pubblicata a settembre sul sito del Lavoro, secondo la quale “è possibile effettuare una richiesta al mese, e pertanto, nei mesi successivi, qualora ci sia ancora dotazione finanziaria, effettuare ulteriori richieste per l'importo massimo di euro 60”. Anche in questo caso infatti la soglia di 60 euro è stata intrepretata in senso limitativo, cioè si è pensato che 60 euro fosse il massimo che ciascuno potesse spendere, dopodiché il bonus non sarebbe stato replicabile.

In base a tale principio, quindi, volendo fare l’esempio pratico di Roma, dove un abbonamento mensile costa 35 euro, un cittadino che già a settembre avesse goduto del Bonus Trasporti pagandoci un abbonamento mensile, a ottobre avrebbe al massimo potuto contare su un bonus residuo di 25 euro, ovvero la quota restante dei 60 totali, al netto dei 35 già spesi il mese precedente. In realtà no, perché il meccanismo è ben più permissivo, ovvero i 60 euro sono sì la soglia massima che ciascuno può spendere, ma è riferita appunto al singolo mese, quindi replicabile fino a tutto dicembre.

Di qui la precisazione del ministero del Lavoro riportata dal Sole sulla possibilità di richiedere “ogni mese” un bonus “per il valore massimo di euro 60,00”. È chiaro che questo avvantaggia coloro che da settembre a dicembre hanno acquistato, e acquisteranno, solo abbonamenti di durata mensile, perché chi invece a settembre – pensando appunto che il bonus sarebbe stato spendibile in un’unica soluzione – ha optato per l’abbonamento annuale, risparmiando da un lato 60 euro ma pagando comunque la quota eccedente (ad esempio a Roma l’abbonamento annuo costa in tutto 250 euro), adesso è coperto fino a settembre 2023 senza poter approfittare del maggiore risparmio che avrebbe avuto usufruendo del bonus con cadenza mensile da settembre e dicembre. Viceversa chi, per assurdo, a settembre avesse goduto di un bonus pari a 60 euro per acquistare un abbonamento mensile, potrà nuovamente usufruire di altri 60 + 60 + 60 euro, per altrettanti abbonamenti mensili rispettivamente nei mesi di ottobre, novembre e dicembre.

 

 

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Il nuovo “Decreto Aiuti Ter” ha previsto una nuova indennità di 150 euro “una tantum”. Anche questo Bonus è esente dall’Irpef, come le precedenti indennità. A chi spetta questo nuovo Bonus automaticamente, senza dover fare la domanda all’INPS? 

Lavoratori dipendenti pubblici e privati 

Il nuovo Bonus di 150 euro sarà erogato dal datore di lavoro con la busta paga di novembre 2022 solo se la retribuzione del mese non supera i 1.538 euro. Per ricevere il Bonus i lavoratori dovranno dichiarare al proprio datore di lavoro, di non aver diritto all’indennità per altre prestazioni (come le pensioni) o ad altro titolo. Il Bonus verrà liquidato anche nel caso in cui la busta paga sia azzerata in caso di sospensione del lavoro per congedi o crisi aziendale. 

Lavoratori domestici 

Il bonus di 150 euro verrà liquidato dall’INPS a tutti coloro che hanno già percepito la precedente indennità di 200 euro e che abbiano un rapporto di lavoro in essere al 24 settembre 2022. A differenza delle altre categorie di beneficiari, non è ancora stata fissato il periodo nel quale verrà liquidato il nuovo Bonus. 

Lavoratori del settore turismo e spettacolo precari, stagionali, venditori a domicilio, autonomi occasionali senza partita IVA 

Per questi soggetti, solo nel caso che abbiano beneficiato dell’indennità Covid nel corso del 2021, i 150 euro verranno erogati in una delle prossime mensilità, non ancora definita dalla normativa. 

Titolari di indennità di disoccupazione 

Tutti i soggetti che, per il mese di novembre, sono destinatari delle indennità di disoccupazione, compresi gli agricoli, riceveranno i 150 euro, ma non è ancora stato definito il periodo di pagamento. 

Nuclei familiari con Reddito di Cittadinanza 

Il bonus di 150 euro verrà “caricato” sulla carta RDC nel mese di novembre a condizione che nessun altro componente del nucleo abbia percepito questo nuovo Bonus a qualsiasi titolo.  

Pensionati 

Tutti coloro che risultano pensionati al 1° ottobre 2022 (comprese le persone che percepiscono l’assegno sociale, le prestazioni legate all’invalidità civile, l’APE, gli assegni di accompagnamento alla pensione, ecc…) riceveranno automaticamente i 150 euro con la mensilità di novembre 2022 a condizione che  

  • siano residenti in Italia  
  • abbiano avuto un reddito imponibile IRPEF nel 2021 inferiore a 20.000 euro. 

Fonte - www.patronato.acli.it

 

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Una corretta alimentazione, una oculata gestione delle proprie risorse finanziarie, conservare la salute non solo del corpo ma anche della mente: queste le piste lungo le quali si articola il cosiddetto “invecchiamento attivo", con le associazioni di volontariato (in collaborazione con i Comuni e l’Amministrazione regionale) impegnate a promuovere incontri su tematiche specifiche.

 Perché se è vero che gli anziani si scoprono sempre più come risorsa per le famiglie in questi tempi di crisi, è anche opportuno pensare concretamente ed attivamente a salvaguardare la loro condizione in una società che per molti versi può risultare difficile se non ostile agli stessi.

Ci sono incontri si occupano di prevenzione delle truffe di cui spesso gli anziani sono vittime (dai conti correnti bancari alle bollette delle utenze con contratti capestro); altri che mettono a tema la questione del cibo; altri ancora che si propongono di spezzare i vari cerchi di solitudine entro i quali l’anziano progressivamente cade.

Altro fronte è quello dell’educazione al digitale: in molte realtà locali (in particolare presso le biblioteche comunali) si svolgono corsi specifici adatti a quanti sono alle prime armi, soprattutto per l’utilizzo degli strumenti ormai indispensabili come quello della Identità Digitale.

Opportunità da cogliere quindi, ma anche da inquadrare in un contesto che riscopra sempre più e rilanci la dimensione dell’anziano, nella dignità della persona, nella sua interezza, nella sua complessità, nella sua capacità di essere sintesi di tradizione e di apertura al futuro.

L’associazionismo cattolico, come le ACLI, ha questa specificità che fa veramente la differenza: oltre le statistiche, e piani di intervento sociale, con un occhio di riguardo agli invisibili della terza età: quelli che non “riescono” a farsi vedere, ascoltare e … aiutare.

Un numero crescente, dicono gli operatori sociali, che testimonia un disagio diffuso nelle nostre comunità e che, a ben pensare, ci impoverisce tutti.

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Morto un 730 se ne fa – forse – un altro. Potrebbe essere necessario laddove ci si accorga che qualcosa è andato storto nell’elaborazione del modello originario. Ecco che allora subentrerebbe il cosiddetto 730 integrativo, la cui fase di presentazione tramite CAF, o direttamente (ove possibile) col programma dell’Agenzia, scade come di consueto il 25 ottobre.

Attenzione però, perché il 730 integrativo è possibile farlo solo in alcuni casi, vale a dire in presenza di errori che non abbiano alterato l’esito fiscale della dichiarazione, quindi errori che non abbiano influito sui valori finali dell’imposta o dell’eventuale credito, oppure di errori che abbiano sì alterato l’esito del 730, ma pur sempre a sfavore del contribuente, cioè in pratica quando l’errore è andato non a vantaggio bensì a discapito del contribuente, che dunque con l’integrativo potrà recuperare in tempi rapidi.

Domanda classica: è possibile trasmettere un integrativo autonomamente, come se fosse un normale 730 precompilato, oppure devo per forza affidarmi a un CAF/commercialista? In linea di massima la presentazione autonoma non è possibile come per i precompilati che si trasmettono entro settembre, quindi con ogni probabilità sarà necessario affidarsi a un intermediario come CAF ACLI.

Distinguiamo però le diverse casistiche in modo da fare chiarezza. Il 730 integrativo presuppone infatti tre diverse tipologie di modello che variano a seconda dell’errore commesso nella dichiarazione originaria. Abbiamo allora il modello di tipo:

  • “01” (cioè il codice numerico da inserire sul frontespizio per distinguere appunto la tipologia di integrativo), qualora la correzione fosse effettuata solo per modificare determinati redditi dichiarati in misura superiore rispetto a quelli effettivamente percepiti, oppure per inserire oneri detraibili/deducibili dimenticati in precedenza;
  • “02”, se invece si dovessero rettificare soltanto i riferimenti del sostituto d’imposta;
  • “03”, se le rettifiche riguardassero sia i dati del sostituto che i redditi computati in eccesso o le voci detraibili/deducibili.


Quindi, per rispondere con esattezza alla domanda “come lo trasmetto?”, va detto che l’unica casistica nella quale il contribuente potrebbe fare a meno di rivolgersi all’intermediario (CAF o commercialista che sia) è il modello di tipo “02”, quindi per correggere unicamente il quadro del sostituto d’imposta, e solo – attenzione – se il 730 originario fosse già stato trasmesso in via autonoma tramite il sito dell’Agenzia. In tutti gli altri casi – modelli “01” e “03” – la trasmissione autonoma non è fattibile, quindi servirà un intermediario. Trattandosi oltretutto di errori che hanno inciso sull’esito contabile della dichiarazione, occorrerà tutta la documentazione che dimostri la necessità di mettere mano al modello.

Ma quali sono gli errori che vengono commessi con maggiore frequenza? Senza dubbio a farla da padrone è la correzione del rigo E1, quello delle spese sanitarie tanto per intenderci. L’esempio più classico è quello della ricevuta medica o degli scontrini farmaceutici che “riemergono” improvvisamente dalla tasca del cappotto o dal cassetto del comodino quando ormai il 730 è già bello che trasmesso.

Ma in molti altri casi l'incremento della detrazione deriva dalla correzione dei carichi fiscali spettanti, soprattutto quando ci sono i figli di mezzo. In effetti, quando ci si accorge che conviene attribuire a un genitore piuttosto che all’altro il 100% della detrazione relativa a un figlio a carico, conseguentemente anche le eventuali detrazioni sulle spese mediche del figlio andranno riproporzionate; oppure vi sono altre situazioni in cui può capitare di scoprire che un familiare ritenuto fiscalmente “autonomo” avrebbe in realtà potuto essere messo a carico, perché detentore di un reddito non superiore alla soglia di 4.000 o 2.840,51 euro annui.

Tutto questo, insomma, per dire che l’errore è più probabile di quanto sembri, e che una distrazione o una dimenticanza possono capitare con facilità. Se allora non foste pronti a mettere la mano sul fuoco per quanto dichiarato sul 730/2022, un ripasso veloce sulla documentazione e sulle fatture potrebbe non essere una cattiva idea. Anzi.

fonte - www.caf.acli.it - Luca Napolitano

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Andare in pensione e continuare a lavorare è una situazione che riguarda molti cittadini; i contributi versati non vanno persi, possono dare origine ad un aumento della pensione. Il supplemento di pensione si può ottenere solo a domanda, nei tempi e modi previsti dalla norma. 

I contributi versati dopo il pensionamento non sono stati utilizzati per il calcolo della pensione: in altre parole sono contributi versati che potranno essere utilizzati per aumentare l’ammontare della pensione in pagamento. 

Il supplemento di pensione altro non è che un incremento della pensione già percepita a suo tempo, dovuto agli accrediti di contribuzione previdenziale. In buona sostanza si tratta di una somma aggiuntiva di pensione che viene erogata solo su domanda in via telematica all’INPS. 

Quando fare la domanda 

Il pensionato può richiedere tale prestazione trascorsi soltanto due anni dalla decorrenza di pensione o dal precedente supplemento, a condizione che sia già stata compiuta l’età prevista per la pensione di vecchiaia nella gestione in cui si chiede il supplemento. 

È invece diverso per il supplemento richiesto per le pensioni dei lavoratori iscritti alla gestione separata. In questa gestione infatti il supplemento deve essere richiesto per la prima volta dopo due anni dalla decorrenza di pensione e poi ogni cinque anni indipendentemente dal compimento dell’età della pensione di vecchiaia.

Il calcolo 

Per la determinazione dell’importo del supplemento, vengono seguiti i criteri generali delle pensioni: per gli importi successivi al 31/12/1995 viene utilizzato il sistema retributivo se il titolare ha già maturato i 18 anni di contributi a tale data. Fermo restando che invece i contributi versati a partire dal 01/01/2012 saranno conteggiati con il sistema contributivo. 

La validità della domanda 

La decorrenza di tale prestazione è fissata dal primo giorno del mese successivo alla data di presentazione della domanda. Tale prestazione non prevede il calcolo degli arretrati anche se il diritto era stato maturato prima dell’invio della domanda.  

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fonte - www.patronato.acli.it 

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Benessere integrale per la terza e quarta età, questa è la nuova frontiera

 Un anziano in salute è una risorsa per la società. Corpo e mente sani,  per avere maggiore fiducia in se stessi e continuare a sostenere la famiglia e continuare ad essere parte attiva nella propria comunità.

Il benessere integrale degli anziani deve essere dunque al centro di una strategia sociale che riconosce a queste fasce d’età un ruolo sempre più essenziale.

Il mese di ottobre si apre con la festa dei nonni, allargata a tutti gli ultra sessantacinquenni: una popolazione in costante aumento nei prossimi anni e che si scopre sempre più in grado di dare un apporto di esperienza, nelle famiglie e nel lavoro, con la capacità di ascoltare, consigliare, elaborare cultura, tramandare tradizioni che costituiscono l’identità personale e collettiva.

La pandemia è stata una esperienza dura, per tutta la società ma soprattutto per loro, gli anziani che (lo ricordiamo) all’inizio erano visti con sospetto, come un peso e un pericolo … e poi l’isolamento, senza vedere i figli, i nipoti gli amici: ora c'è tanta voglia di ripartire, di ritornare attivi, in salute.

 É interesse di tutta la società favorire il mantenimento dall'autosufficienza della persona anziana, per una buona e dignitosa qualità di vita.

Le rilevazioni statistiche dicono di una forte ripresa di domanda e di partecipazione ad incontri culturali, viaggi, iniziative sociali...

 Di rapporti da recuperare e "cose da fare; anche se con la crisi energetica in a causa della guerra in Ucraina si profilano mesi decisamente difficili.

Ma le sfide del lockdown hanno stimolato negli anziani nuovi interessi, in particolare verso gli strumenti digitali; e così si è avvertita la necessità usare i social e il computer, di tenersi in contatto con WhatsApp, di usare lo Spid (identità elettronica) per accedere alla documentazione sanitaria, di partecipare a video-conferenze, superando resistenze psicologiche e pregiudizi dovuti al proprio percorso di lavoro e di formazione.

Prioritaria resta comunque la salute che può essere garantita solo con una attenta prevenzione delle malattie non solo geriatriche, tenendo presente che chi è in buona salute, autonomo e capace di organizzarsi, può avere degli acciacchi dovuti all'età.

Ma, a parte i casi di invecchiamento precoce, oggi un 70enne in forma non può dirsi anziano nell'accezione comune, per cui si parla di terza e di quarta età', anche perché crescono statisticamente i bisnonni con figli ultra sessantenni che li accudiscono.

Come fare allora per assicurare la buona salute alle terze e quarte età?

Le strutture sanitarie, sia a livello nazionale che territoriale, devono porsi questo interrogativo e attuare politiche concrete, in particolare per assicurare l’accessibilità ai servizi, snellendo le procedure burocratiche che rendono ancora più fragili le persone in difficoltà, soprattutto sole.

E se talvolta si rileva la carenza di medici di base (in avvicendamento di quelli che vanno in pensione) a livello nazionale le associazioni di categoria fanno notare che in Italia mancano circa 30mila specialisti, da distribuire sui territori in base alla popolazione delle singole regioni.

Si dovrebbe pensare anche alla creazione blocchi residenziali inseriti nei contesti urbani, adatti alle terze e quarte età, con aree specifiche per favorire la socialità e il benessere “integrale” dell’anziano.

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Il servizio si rivolge ai proprietari di immobili in affitto che hanno l’obbligo di registrare il contratto di locazione quando ha una durata maggiore di 30 giorni.
A seconda della tipologia di contratto scelto gli obblighi da assolvere sono differenti.

Dove deve essere registrato il contratto di locazione?

La registrazione del contratto di locazione deve essere effettuata presso gli uffici delle Agenzie delle Entrate.

I consulenti di CAF Acli offrono:

 

  • Consulenza in merito al tipo di contratto da scegliere e delle relative scadenze/adempimenti;
  • Valutazione sulla tassazione più conveniente del canone percepito (tassazione ordinaria o cedolare secca);
  • Predisposizione del contratto di locazione;
  • Registrazione del contratto di locazione e disbrigo dei relativi adempimenti burocratici;
  • Calcolo dell’adeguamento ISTAT del canone di locazione;
  • Compilazione dei Modelli di pagamento dell’imposta di registro.

I documenti necessari sono:

  • Visura catastale o rogito dell’immobile oggetto della locazione;
  • Carta d’identità dei firmatari del contratto (locatore/i e conduttore/i);
  • Codice fiscale dei firmatari del contratto (locatore/i e conduttore/i);
  • Permesso di soggiorno in corso di validità (per i cittadini non comunitari);
  • IBAN del locatore

 

Scarica in allegato l'elenco documenti necessari

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La Legge di Bilancio 2022 ha prorogato l’Ape Sociale solo per l’anno in corso ed allargato a nuove categorie di lavoratori che possono richiedere l’indennità. Non è scontato che la prestazione venga riconfermata anche per il 2023 pertanto gli interessati devono fare attenzione alla prossima scadenza che potrebbe essere l’ultima occasione per anticipare la pensione

Cos’è l’Ape Sociale? 

È un’indennità che permette di ritirarsi dal mondo del lavoro e che “accompagna” i richiedenti fino all’età prevista per la pensione di vecchiaia (67 anni). Può essere richiesta da tutte le categorie dei lavoratori dipendenti, di quelli autonomi (artigiani, commercianti e coltivatori diretti) e da coloro iscritti alla Gestione Separata. 

Quali sono i requisiti per l’Ape Sociale?

Per poter richiedere l’indennità, sono stati fissati dei requisiti generali e altre condizioni più soggettive. Dal punto di vista anagrafico, l’APE Sociale è rivolta a coloro che abbiano almeno 63 anni di età. 

Dal punto di vista assicurativo, i richiedenti devono poter far valere alternativamente:

  • almeno 30 anni di contributi (disoccupati, invalidi civili con grado di invalidità maggiore al 74% e i cosidetti “caregivers” cioè chi si occupa di assistere un familiare “in situazione di gravità”)
  • almeno 36 anni nel caso siano stati lavoratori addetti ad attività “gravose” (per alcune specifiche categorie di lavori “gravosi” previste dalla normativa, il requisito è fissato a 32 anni di contributi)  

Per le donne che si trovino nelle situazioni di stato di disoccupazione o di occupazione in lavori “gravosi”, i suddetti requisiti contributivi sono ridotti di 12 mesi per ogni figlio, per un “bonus” massimo di due anni. 

Nello specifico i requisiti più soggettivi richiesti, oltre a quello contributivo, sono i seguenti: 

  • Disoccupati che abbiano 1) cessato il rapporto di lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o per risoluzione consensuale e percepito integralmente l’indennità di disoccupazione NASPI  2) avuto un periodo di lavoro, nel triennio precedente alla data di cessazione, della durata di almeno 18 mesi 
  • Lavoratori che, al momento della richiesta e da almeno 6 mesi, assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap “in situazione di gravità”, oppure un parente o un affine di secondo grado, quando tale soggetto abbia i genitori o il coniuge ultrasettantenni, anche essi invalidi. 
  • Lavoratori con riconoscimento di invalidità civile pari almeno al 74 % 
  • Lavoratori inseriti nelle categorie di attività “gravose”, possono richiedere l’indennità dell’APE Sociale se hanno svolto per sette anni, nell’ultimo decennio, o per sei anni negli ultimi sette, una delle attività previste specificatamente dalla normativa 

L’ultima scadenza 2022  

Attenzione all’ultima scadenza, dal 16 luglio al 30 novembre 2022, per presentare le domande di verifica delle condizioni soggettive che possono far riconoscere il diritto all’indennità APE ed avere la priorità (sulla base della data di presentazione della domanda di verifica) nell’erogazione della prestazione in base al fondo stanziato per il suo pagamento.

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La Terza età tra squilibrio demografico, conti pubblici e bisogni sanitari

Sono necessari maggiori investimenti nell'assistenza domiciliare, per i lavoratori senior e per le famiglie con persone non autosufficienti a carico

 

Il mondo sta invecchiando e l'Italia è uno dei paesi che invecchia più velocemente. Il tema non appassiona particolarmente i partiti politici impegnati nella campagna elettorale. Alcuni programmi rimandano ai risultati emersi dalla Commissione Paglia e alla necessità di dare una risposta ai bisogni degli anziani. Altri puntano sulla riforma delle Rsa nell'ambito della riorganizzazione del Ssn. Infine, c’è chi propone di istituire la figura di un 'Garante dei diritti della Terza età' o addirittura di un ministero per la Terza età.

 Secondo l'Organizzazione mondiale per la sanità, l'aspettativa media di vita a livello globale dal 2000 al 2019 è aumentata di oltre 5,5 anni, l'aumento più rapido verificatosi dal 1960. In ambito Ue, prima della pandemia, l'Italia era al primo posto in termini di speranza di vita alla nascita, pari a circa 81 anni

per gli uomini e 86 per le donne. Siamo invece all'ultimo posto in Europa per la fecondità, in Italia nel 2021 il numero medio di figli per donna è pari a 1,3. mentre le nascite - come testimoniato recentemente dall'Istat - hanno raggiunto il minimo storico di 399mila all'anno, rispetto a più di un milione negli anni del baby-boom.

Da questa situazione partono molte sfide, attuali e future.

La prima è quella della diminuzione della popolazione in età da lavoro rispetto alla popolazione totale, con il peggioramento del tasso di dipendenza giovani/anziani che mette a rischio la sostenibilità dei sistemi di welfare, in particolar modo i servizi diretti alle fasce più fragili della popolazione. La seconda sfida è quella dello spostamento in avanti delle tappe che caratterizzano i percorsi di vita delle persone: vivere più a lungo implica necessariamente anche lavorare più a lungo. La terza sfida riguarda la riforma delle pensioni, dibattitto attualissimo e sempre acceso… anche per dare lavoro ai giovani, il cui ingresso nel mercato del lavoro è sempre più esiguo, proprio per il crollo delle nascite: nei prossimi anni, in Italia ci saranno 1,5 lavoratori su cinque in meno. Si tratta di una riduzione senza precedenti, molto più forte che nel resto d'Europa e con potenziali implicazioni di lungo periodo sulla capacità delle imprese di reclutare e formare il personale.

 L'attenzione è concentrata quasi esclusivamente sulle nuove regole di pensionamento anticipato, mentre restano in ombra le politiche "attive" per l'invecchiamento, cioè tutte quelle misure che servono ad incentivare la partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici al mercato del lavoro fino all'età del pensionamento. Il programma di "Garanzia per l'Occupabilità dei lavoratori" intende mettere a sistema le migliori esperienze maturate a livello regionale e superare l'eterogeneità dei servizi erogati su tutto il territorio nazionale; tuttavia, dice poco o nulla sul prolungamento delle carriere dei lavoratori senior in azienda e l'integrazione tra la gestione delle risorse umane nel settore privato e le politiche attive del lavoro dell'operatore pubblico. L' ultimo tema, ma solo in ordine di tempo, riguarda gli effetti dell'inflazione sulla spesa sanitaria. Negli ultimi 20 anni, anche a fronte di una sostanziale stagnazione dei prezzi dei beni, i prezzi dell'assistenza sanitaria hanno continuato a crescere a tassi del 2-3% (3% visite specialistiche, fino al 4,4% dci servizi paramedici), è quindi ragionevole assumere che presto l'inflazione andrà ad intaccare anche la capacità di spesa delle famiglie, soprattutto quelle in cui sono presenti anziani con malattie croniche o necessità di assistenza.

 Il meccanismo di trasmissione ai bilanci delle famiglie è duplice: da un lato l'aumento della spesa pubblica per la sanità grava sul debito pubblico e sulle tasse, dall'altro pesa sempre più la quota di spesa privata a carico delle famiglie.

Tenendo bene presente che di fatto il reddito disponibile delle famiglie a fronte dell'inflazione crescente vede una progressiva erosione rispetto al livello del 2020.

 La questione della cura degli anziani è centrale per il futuro del nostro welfare e, dopo i difficili anni di pandemia, necessita di un 'attenzione particolare da parte dell'azione del nuovo Governo che uscirà vincente dalle elezioni. Da tempo le famiglie chiedono servizi che consentano agli an­ziani non-autosufficienti di restare il più a lungo possibile nell'ambiente domestico, potendo contare su un'assistenza domiciliare qualificata. Nel corso dei prossimi anni sono previsti provvedimenti finalizzati alla definizione di livelli essenziali delle prestazioni per gli anziani.

 

 

La grande sfida all'inflazione si gioca quindi sul piano della riorganizzazione del Ssn, sulla ricerca di una maggiore efficienza ed accessibilità dei servizi di assistenza per gli anziani. I costi dell'invecchiamento che restano a carico delle famiglie devono essere contrastati con una maggiore prevenzione, con un'assistenza di qualità e con una rete di servizi che cambi totalmente la prospettiva mettendo l'anziano al centro.

 

(Da Avvenire 7/9/22)

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Rivolgiti gratuitamente in una delle nostre sedi.

Per ridurre i tempi d’attesa telefonica sarà a disposizione un risponditore automatico, attivo tutti i giorni 24 ore su 24, sabati, domeniche e festivi compresi telefonando allo 04441429933. Al momento della chiamata si attiverà il risponditore, che ti proporrà tre diverse date per l’appuntamento: seguendo le istruzioni, potrai confermare una delle tre proposte. Nel caso nessuna delle opzioni andasse bene, dovrai rimanere in attesa di essere messo in contatto con uno dei nostri operatori (o richiamare se sta telefonando fuori dagli orari d’ufficio).  

Infine, sarà possibile fissare il proprio appuntamento anche online attraverso la piattaforma MyCaf. Una volta registrati, è possibile accedere alla sezione “Prenota un appuntamento” e da lì scegliere sede, data e ora per la propria pratica ISEE. Sempre dalla piattaforma sarà poi possibile scaricare l’attestazione definitiva, senza dover recarsi nuovamente di persona presso i nostri uffici. Attenzione: per chi si registrasse per la prima volta non è necessario scegliere la sede di riferimento. Il passaggio può essere saltato e la procedura andrà comunque a buon fine. 

Oltre a fissare l’appuntamento, fin da ora è possibile preparare anche tutti i documenti necessari da presentare agli operatori: l’ISEE 2022 si baserà infatti sulla situazione reddituale e patrimoniale della famiglia al 31 dicembre 2020. Tutte le informazioni (a partire ad esempio da saldi e giacenze medie dei conti correnti) possono essere quindi recuperate fin da subito. L’elenco completo dei documenti necessari è disponibile a questo link. 

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